...con el ramo verde del amor florido; ruede la ronda que ruede, y en cada balcón ponga una corona"
Inizio il post con le parole di alcuni versi tratti dal poema tragico di Federico García Lorca "Bodas de sangre" - opera trasposta cinematograficamente da Carlos Saura in un film dal titolo omonimo e che vedeva, come protagonisti, Antonio Gades e la sua compagnia di ballo; le parole d'apertura sono quelle di una delle canzoni che si sentono nel film; quelle del poema tragico di Lorca recitano:
"Criada: Despierte la novia la mañana de la boda. ¡Que los ríos del mundo lleven tu corona!
Novia: (Sonriente) Vamos.
Criada: (La besa entusiasmada y baila alrededor) Que despierte con el ramo verde del laurel florido. ¡Que despierte por el tronco y la rama de los laureles! (Se oyen unos aldabonazos).
(...)
Muchacha 1: (Entrando) Despierte la novia la mañana de la boda; ruede la ronda y en cada balcón una corona.Voces: ¡Despierte la novia!
Criada: (Moviendo algazara) Que despierte con el ramo verde del amor florido.
¡Que despierte por el tronco y la rama de los laureles!
Muchacha 2: (Entrando) Que despierte con el largo pelo, camisa de nieve, botas de charol y plata y jazmines en la frente.
Criada: ¡Ay pastora, que la luna asoma!
Muchacha 1: ¡Ay galán, deja tu sombrero por el olivar!
Mozo 1: (Entrando con el sombrero en alto) Despierte la novia. que por los campos viene rondando la boda, con bandejas de dalias y panes de gloria.
Voces: ¡Despierte la novia!
Muchacha 2: La novia se ha puesto su blanca corona, y el novio se la prende con lazos de oro.
Criada: Por el toronjil la novia no puede dormir.
Muchacha 3: (Entrando) Por el naranjel el novio le ofrece cuchara y mantel".
Perchè mi è ritornato in mente tutto ciò?
In primis, per introdurre il mini viaggio in Spagna, compiuto da me e il naturalista dopo la seconda metà di gennaio; in secundis perchè al liceo, quando studiavo spagnolo, il film di Saura con Antonio Gades e Cristina Hoyos che ballavano il flamenco mi colpì moltissimo sia perchè Gades era un gran figaccione (ecco una foto tratta da un fotogramma di "Bodas de sangre")
sia per le coreografie e sia per questa canzoncina che non è più uscita dalla mia mente.
Me spiase che non ve la posso far sentire, provo a inserire il link di un video di youtube, in cui si vede Cristina Hoyos - la sposa - che viene "svegliata" al suono di queste dolci parole (http://www.youtube.com/watch?v=-lcwi5V6Va8) e vediamo l'effetto che fa.
Il motivo musicale a me piace: triste, con un fondo di malinconia, ma potente; poi, la Hoyos che balla è veramente brava, ma dovreste vedere tutto il film. Se ci riuscite, in questo link la trama della tragedia lorchiana, fatemi sapere che ne pensate.
¡Que empieze el cuento de las tragicomicas aventuras de Morrigan y su esposo en tierra de España!
Forse è meglio se lo descrivo in lingua italica :-DD
Si parte in un terso mercoledì di gennaio.
Il vento spazza via le nubi e noi decolliamo lasciandoci Roma alle spalle e dirigendoci verso Santiago de Compostela.
Olè! Alle 20.00 atterriamo, prendiamo l'autobus della Ryanair che porta diretto al centro di Santiago e lì, a pochi passi da dove ci ha scaricato c'è il nostro alberghetto. Alberghetto, un ostello, una casa privata adibita a B&B, ma senza breakfast, che si chiama, guarda un pò, Meiga.
Lasciamo gli zaini, una veloce riassettata, prendiamo possesso della cameretta con il letto a castello ^____^ e via alla scoperta di Santiago notturna, ma soprattutto alla ricerca del ristorante vegetariano che il naturalista ha trovato sulla Lonely Planet. Proviamo il primo indirizzo ma il ristorante ha cambiato genere: è un pub. Vabbè, c'è sempre il ristorante vegetariano di scorta... Ah! Allora. In meno di cinque minuti vi arriviamo - è O Triangulo das verduras, che avevo già citato - e lì pasteggiamo saziandoci non poco e caracollando per il centro di Santiago come due birilli per tornare all'ostello. Burp.
Già questa prima passeggiata notturna mi aveva disposto bene nei confronti della cittadina. Ahò, fatevi pure du' risate ma credo nelle vibrazioni positive e negative dei luoghi - così come per le persone -, e Santiago mi stava trasmettendo una forte energia positiva. Boh?
L'indomani, macchina Reflex in spalla, per me, e digitale per il naturalista e via alla scoperta della cittadina. Non c'era il sole, ma si stava bene e non faceva tanto freddo.
Ecco dunque che, dopo una veloce colazione a base di churros e tè O__O
(eh sì, lo so, non abbiamo bevuto cioccolata con i churros perchè temevamo gli effetti secondari di questa buona ma imprevedibile bevanda! ^O^) ci siamo diretti verso la cattedrale.
Alcune immagini scattatate dal naturalista meglio spiegano la maestosità di quest'opera che, leggendo sulla guida, fu riedificata su una precedente cattedrale in stile romanico, il cui portale è ancora conservato e sta proprio all'ingresso interno della cattedrale.
Si entra, si ammira il portale, che ancora presenta, in alcuni punti, tracce di colore e ci si dirige verso l'altare dorato e molto decorato con la statua del santo: San Giacomo, da cui la cittadina prende il nome; il significato di Compostela - leggo sulla guida - pare debba intendersi come Campo della Stella ossia come luogo sepolcrale ben tenuto e che avrebbe a che fare con la luminosità della tomba che attrasse l'eremita Pelayo (IX sec. d.C.) e lo indusse a scavarsi in quel punto la fossa. ?___? Qui il link in spagnolo su Santiago de Compostela
In merito alla statua di Santiago, pare che in passato, ma forse anche adesso quando c'è il pellegrinaggio, i pellegrini più devoti abbracciassero l'effige (c'è un corridoietto, dal cui interno si guarda verso la navata, che sta proprio dietro la statua del santo).
Veloce visita alla cripta in cui è conservato il corpo del santo e visione mistica delle corde che mettono in movimento un enorme incensiere, il botafumeiro, pesante una cinquantina di chili e azionato dalla forza di almeno 16 braccia, quelle dei tiraboteiros - parola gallega derivante dal latino thuribularii - che tirano le corde e fanno oscillare l'incensiere lungo il transetto facendogli tracciare archi che arrivano addirittura a cinquanta metri, se non a toccare le volte della chiesa. Orpo!! ^O^
Terminata la visita all'interno ci siamo dedicati all'esterno, ammirando la piazza de Obradoiro (dal nome delle botteghe degli incisori che ivi stazionavano) su cui si affaccia non solo la cattedrale, ma anche il palazzo della Giunta galiziana, il vecchio ospedale o ricovero dei pellegrini, fatto costruire dai re cattolici Isabella e Ferdinando e che ora è stato trasformato in un albergo a 4 stelle, e il Collegio di San Geronimo con una facciata "piena" di effigi di santi.
Aggirando la Cattedrale ci si imbatte in altre piazze e altre facciate degne di essere ammirate. La facciata a sud dà sulla piazza dei Plateros (gli argentieri)
mentre a est c'è la piazza di Quintana suddivisa in due parti: Quintana de vivos e Quintana de muertos, quest'ultima così chiamata perchè per lungo tempo, in quel luogo, vi fu un cimitero. Proprio sulla Quintana de muertos si affaccia la c.d. Porta Santa che viene aperta solo durante l'Anno Santo compostelano, quando la festività di Santiago (il 25 luglio) cade di domenica.
Ad ovest, invece, troviamo la piazza degli Azabacheros (gli artigiani dell'ambra nera) anch'essa molto suggestiva e ridondante.
Ciò che permette di godersi in pieno il centro di Santiago è che è tutta zona pedonale. Sì, qualche macchina passa, ma per il resto è un tripudio di zampettìo e calpestìo, anche perchè la cittadina è piccola e visto il centro hai visto già parecchio.
Pranzo al Cre-Cotte, che affaccia sulla Quintana de muertos, altro giro per Santiago in cerca di bottegucce sfiziose e scorci da fotografare (avevo in dotazione la Reflex Canon Al1 di papà e dovevo pur imparare a usarla) e alle 17.45 si prende il treno per Vigo. Un'ora e tre quarti di viaggio tranquillo e sonnacchioso ma costellato da un bel paesaggio ove, in alcuni tratti, potevi vedere anche l'oceano.
Per ora termino qui la prima parte del resoconto spagnolo.
La seconda sarà molto più breve, per ovvi motivi già espressi in passato.
Miao
Me spiase che non ve la posso far sentire, provo a inserire il link di un video di youtube, in cui si vede Cristina Hoyos - la sposa - che viene "svegliata" al suono di queste dolci parole (http://www.youtube.com/watch?v=-lcwi5V6Va8) e vediamo l'effetto che fa.
Il motivo musicale a me piace: triste, con un fondo di malinconia, ma potente; poi, la Hoyos che balla è veramente brava, ma dovreste vedere tutto il film. Se ci riuscite, in questo link la trama della tragedia lorchiana, fatemi sapere che ne pensate.
¡Que empieze el cuento de las tragicomicas aventuras de Morrigan y su esposo en tierra de España!
Forse è meglio se lo descrivo in lingua italica :-DD
Si parte in un terso mercoledì di gennaio.
Il vento spazza via le nubi e noi decolliamo lasciandoci Roma alle spalle e dirigendoci verso Santiago de Compostela.
Olè! Alle 20.00 atterriamo, prendiamo l'autobus della Ryanair che porta diretto al centro di Santiago e lì, a pochi passi da dove ci ha scaricato c'è il nostro alberghetto. Alberghetto, un ostello, una casa privata adibita a B&B, ma senza breakfast, che si chiama, guarda un pò, Meiga.
Lasciamo gli zaini, una veloce riassettata, prendiamo possesso della cameretta con il letto a castello ^____^ e via alla scoperta di Santiago notturna, ma soprattutto alla ricerca del ristorante vegetariano che il naturalista ha trovato sulla Lonely Planet. Proviamo il primo indirizzo ma il ristorante ha cambiato genere: è un pub. Vabbè, c'è sempre il ristorante vegetariano di scorta... Ah! Allora. In meno di cinque minuti vi arriviamo - è O Triangulo das verduras, che avevo già citato - e lì pasteggiamo saziandoci non poco e caracollando per il centro di Santiago come due birilli per tornare all'ostello. Burp.
Già questa prima passeggiata notturna mi aveva disposto bene nei confronti della cittadina. Ahò, fatevi pure du' risate ma credo nelle vibrazioni positive e negative dei luoghi - così come per le persone -, e Santiago mi stava trasmettendo una forte energia positiva. Boh?
L'indomani, macchina Reflex in spalla, per me, e digitale per il naturalista e via alla scoperta della cittadina. Non c'era il sole, ma si stava bene e non faceva tanto freddo.
Ecco dunque che, dopo una veloce colazione a base di churros e tè O__O
(eh sì, lo so, non abbiamo bevuto cioccolata con i churros perchè temevamo gli effetti secondari di questa buona ma imprevedibile bevanda! ^O^) ci siamo diretti verso la cattedrale.
Alcune immagini scattatate dal naturalista meglio spiegano la maestosità di quest'opera che, leggendo sulla guida, fu riedificata su una precedente cattedrale in stile romanico, il cui portale è ancora conservato e sta proprio all'ingresso interno della cattedrale.
Si entra, si ammira il portale, che ancora presenta, in alcuni punti, tracce di colore e ci si dirige verso l'altare dorato e molto decorato con la statua del santo: San Giacomo, da cui la cittadina prende il nome; il significato di Compostela - leggo sulla guida - pare debba intendersi come Campo della Stella ossia come luogo sepolcrale ben tenuto e che avrebbe a che fare con la luminosità della tomba che attrasse l'eremita Pelayo (IX sec. d.C.) e lo indusse a scavarsi in quel punto la fossa. ?___? Qui il link in spagnolo su Santiago de Compostela
In merito alla statua di Santiago, pare che in passato, ma forse anche adesso quando c'è il pellegrinaggio, i pellegrini più devoti abbracciassero l'effige (c'è un corridoietto, dal cui interno si guarda verso la navata, che sta proprio dietro la statua del santo).
Veloce visita alla cripta in cui è conservato il corpo del santo e visione mistica delle corde che mettono in movimento un enorme incensiere, il botafumeiro, pesante una cinquantina di chili e azionato dalla forza di almeno 16 braccia, quelle dei tiraboteiros - parola gallega derivante dal latino thuribularii - che tirano le corde e fanno oscillare l'incensiere lungo il transetto facendogli tracciare archi che arrivano addirittura a cinquanta metri, se non a toccare le volte della chiesa. Orpo!! ^O^
Terminata la visita all'interno ci siamo dedicati all'esterno, ammirando la piazza de Obradoiro (dal nome delle botteghe degli incisori che ivi stazionavano) su cui si affaccia non solo la cattedrale, ma anche il palazzo della Giunta galiziana, il vecchio ospedale o ricovero dei pellegrini, fatto costruire dai re cattolici Isabella e Ferdinando e che ora è stato trasformato in un albergo a 4 stelle, e il Collegio di San Geronimo con una facciata "piena" di effigi di santi.
(Qui il palazzo della Giunta e la facciata del Collegio)
Ecco, questa è una caratteristica di parecchi monumenti e chiese di Santiago: la decorazione spinta ai massimi livelli. Avevo già scritto in un precedente post che le chiese e alcuni edifici antichi mi fanno pensare ai castelli di sabbia che si costruiscono facendo scorrere la sabbia bagnata fra le dita. Ecco, guardate un pò di foto e ditemi se non è vero.Aggirando la Cattedrale ci si imbatte in altre piazze e altre facciate degne di essere ammirate. La facciata a sud dà sulla piazza dei Plateros (gli argentieri)
mentre a est c'è la piazza di Quintana suddivisa in due parti: Quintana de vivos e Quintana de muertos, quest'ultima così chiamata perchè per lungo tempo, in quel luogo, vi fu un cimitero. Proprio sulla Quintana de muertos si affaccia la c.d. Porta Santa che viene aperta solo durante l'Anno Santo compostelano, quando la festività di Santiago (il 25 luglio) cade di domenica.
Ad ovest, invece, troviamo la piazza degli Azabacheros (gli artigiani dell'ambra nera) anch'essa molto suggestiva e ridondante.
Ciò che permette di godersi in pieno il centro di Santiago è che è tutta zona pedonale. Sì, qualche macchina passa, ma per il resto è un tripudio di zampettìo e calpestìo, anche perchè la cittadina è piccola e visto il centro hai visto già parecchio.
Pranzo al Cre-Cotte, che affaccia sulla Quintana de muertos, altro giro per Santiago in cerca di bottegucce sfiziose e scorci da fotografare (avevo in dotazione la Reflex Canon Al1 di papà e dovevo pur imparare a usarla) e alle 17.45 si prende il treno per Vigo. Un'ora e tre quarti di viaggio tranquillo e sonnacchioso ma costellato da un bel paesaggio ove, in alcuni tratti, potevi vedere anche l'oceano.
Per ora termino qui la prima parte del resoconto spagnolo.
La seconda sarà molto più breve, per ovvi motivi già espressi in passato.
Miao
2 commenti:
Sai che non l'ho visto questo film? mi hai fatto venire vogllia di vederlo, adesso mi impegno per trovarlo. Ne avevo sentito parlare ma non avevo capito di cosa si trattava. Baci
non sai che invidia!! Io adoro Gades, è il mio mito (ovvio, ballando il flamenco da 12 anni, come si fa a non adorarlo?), conosco a memoria tutti i suoi film...ma lo sai che non mi aspettavo di trovare le sue foto da te?!
olè
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