giovedì 24 dicembre 2009

Un veloce saluto dalle lande sabaude

Ebbene sì, eccomi qua per passare un po' di tempo con la famiglia del naturalista e con i miei nipotini.
Dopo un viaggio tranquillo iniziato alle sei di mattina con una temperatura al suolo a Roma di 15 gradi ... 15 GRADI, (ma se po'?) il viaggio è proseguito con me in catalessi - ogni volta che viaggio in macchina sprofondo in una sorta di letargo catatonico da cui mi risveglio a fatica - e con la miciolina che mi faceva compagnia mollemente adagiata sui cappotti e sulla giacca a vento del naturalista. Preciso che la piccina non viaggia nel trasportino: quando vediamo che si agita troppo, resta fuori, sdraiata nei sedili posteriori ma ben assicurata a me tramite una sorta di guinzaglietto (eh lo so, ma serve quando scendiamo dalla macchina per farle fare un giretto) che mi permette di tenerla a freno se vedo che vuole andare nei sedili anteriori e soprattutto se vuole abbarbicarsi al naturalista mentre guida. E meno male che è vecchietta e non salta per la macchina. Quindi quando il naturalista è alla guida dell'automezzo la scena che si presenta è tipo quella di "Ambrogio" (il naturalista) che porta a spasso la "signora in giallo" (no, non la Lansbury ma la sottoscritta). Unico inconveniente: la sgnappoletta ha svomitazzato nel trasportino appena partiti - amooore dolce della mamma vieni qua che ti faccio uscire - e dopo sei ore e mezza di viaggio ha spisciarellato un po' sulla giacca a vento del guidatore :-) che non se l'è affatto presa ma, anzi, ha esclamato "santa bestiolina" ^__^
Appena arrivata alla magione sabauda si è subito fiondata a mangiare e bere come una maialina e a mettersi poi acciambellata sul letto per godersi le nostre coccole e farsi un bel sonno ristoratore.
Sulla Torino-Savona le prime avvisaglie della neve e giunti nelle campagne del pinerolese la neve si confondeva con la nebbia e a me 'sta cosa non è che mi faccia star tranquilla O___o
In questi giorni la connessione sarà scarsa ma mi impegno, prima della fine dell'anno, a concludere il resoconto del viaggio in Turchia e a postare almeno una ricetta. Magari vi dico che se semo magnati a Natale: interessa? ^__^
Un caloroso augurio ai miei tre_affezionati lettori_tre e a chi passerà di qui per caso restando rapito e stupefatto dalla bellezza di detto blog... vabbè, nun m'allargo.
Ciao belle gioie!!!

lunedì 14 dicembre 2009

Lord Ricuzzo's pizza


Diamo a Ricuzzo quel che è di Ricuzzo.
Questa super porcata che vedete in foto altro non è che la pizza che detto Lord della Colonnata ha preparato con le sue sante manuzze.
Facciamo chiarezza, però: l'impasto l'ha preparato lui ma la farcia ce l'ho messa io, e facciamo anche un passo indietro. Invitati una sera a desinare presso l'avita magione del Lord (avita, vabbè, palazzo d'epoca sempre è! ^__^) egli aveva fatto trovare a noi commensali una marea di impasto per pizza che prontamente abbiamo iniziato a farcire nel modo in cui più ci aggradava (???). Ma l'impasto era tanto assai e quindi, per non sprecare nulla, ogni ospite non ha fatto altro che prendersi un po' di impasto e portarselo a casa e per consumarlo nei giorni a venire. Io l'ho messo in freezer e pochi giorni fa l'ho utilizzato per preparare questa pizza che, devo ammettere, è piaciuta assai sia alla sottoscritta che al naturalista consorte mio!
The ingredients:

per la base pizza (così come Lord Ricuzzo ci ha tramandato la ricetta)
500 gr di farina
1 panetto di lievito di birra
250 ml acqua
1 cucchiaio d'olio
Si impasta bene il tutto e lo si lascia riposare fino a che non lievita per bene, poi con la pasta sì lievitata si cominciano a preparare le basi della pizza che si farciranno a piacimento

per la farcia
un po' di funghi champignon (fate vobis)
sale e pepe quanto basta
erbette fini (timo o maggiorana o financo origano)
olio e.v.o.
Si mondano e si affettano i funghi e poi si condiscono con un po' d'olio, sale, pepe ed erbette fini.
Si "spatasciano" sulla pizza e si inforna il tutto a 220° o anche di più o de meno (vedete un po' i vostri forni come funzionano)
Attenzione: i funghi sì farciti, quando cominceranno a cuocere, "emetteranno" acqua, tanta acqua, per cui di tanto in tanto è cosa buona e giusta dare un'occhiata alla pizza e cercare di togliere l'acquetta che si forma altrimenti si imbeve nell'impasto e insomma, non è che sia un bel vedere.
Dopo circa una mezz'ora ho "spatasciato" sopra la farcia un uovo


Nella foto si vede solo la parte di chiara che mi sono presa io, il tuorlo (ancora non ben cotto) l'ho lasciato al naturalista ^__^

Ho lasciato la pizza altri dieci minuti in forno e il risultato è quello che si vede nelle foto.
Veramente buona sia la farcia sia la base della pizza che non è risultata affatto pesante.
Lord Ricuzzo, prepara un'altra serata di session pizzaiola che mi son venute in mente un po' di farce strane da metter sulla pizza: sei d'accordo? ^___^
Cordialità
Gnam!

lunedì 7 dicembre 2009

Novità tolkieniane: dai cavalieri verdi alle falci che si spezzano














Eh sì, è da un po' che non aggiorno il blog con novità letterarie e in questo caso il periodo pare propizio poichè, librescamente parlando, sono usciti due interessanti volumi rispettivamente di poesia e di critica letteraria.
Il primo di tali volumi è "Sir Gawain e il cavaliere verde", poema medievale qui ripresentato per il pubblico italiano dalla casa editrice Edizioni Mediterranee sulla prima edizione curata e tradotta da J.R.R.Tolkien nel 1925 (e pare sia una rarità poichè ne esistono solo 2500 esemplari - grazie dell'informascion Orome); nel 1975 il figlio di Tolkien, Christopher, diede alle stampe il poema arricchito anche dalle traduzioni di due ulteriori poemi, "Pearl" e il "Sir Orfeo", sempre tradotti da Tolkien padre.
Il libro delle Edizioni Mediterranee riprende tutti e tre i poemi ma del primo, il Sir Gawain, recupera come base l'edizione del 1925 della Oxford University Press; la traduzione è stata curata da Sebastiano Fusco e la prefazione è di Franco Cardini. Il sir Gawain è un poema/romanzo del tardo XIV secolo scritto in medio inglese da un autore sconosciuto e in stile allitterativo. E che d'è?, si domanderanno alcuni di voi. Eh! Che d'è? O___o
Vediamo se riesco a spiegarlo, grazie anche ai potenti mezzi di Google e del "vocabbbolario" de casa. Si ha allitterazione quando due parole successive iniziano con gli stessi suoni (una lettera, una sillaba; ad esempio la frase "E caddi come corpo morto cade" è un'allitterazione). S'è capito? Nooo? Vediamo... Wikipedia ci informa che lo stile allitterativo "non si focalizza su un metro sillabico o sulla conta delle rime, ma si concentra sull'uso della ripetizione di un paio di sillabe poste all'inizio del verso, le quali terminano successivamente il verso stesso. E' chiaro? ^___^ e allora beccateve 'sto esempio in "pure tolkienian english":

"When the siege and the assault had ceased at Troy, and the fortress fell in flame to firebrand and ashes, the traitor who the contrivance of treason there fashioned was tried for his treachery" ... et bla, bla, bla.

Non sentite come vi si allittera la lingua al solo pronunciare the contrivance of treason there fashioned was tried for his treachery" *
Ah, che pazienza che ce vo'!
Lo poema narra di ser Gawain/Galvano e dell'eroica tenzone che dovrà affrontare dopo che un misterioso cavaliere tutto verde si presenta a Camelot e lancia una sfida: egli permetterà a chiunque di infliggergli un colpo d'ascia, senza opporre resistenza alcuna, a patto che lui - lo detto cavaliere - possa restituire il colpo a chi l'ha inferto esattamente dopo un anno e un giorno. Lo giovin Galvano accetta la sfida, "decolla" il cavaliere che però non muore ma, come in un film di Tim Burton, raccoglie la sua testa e rammenta a Galvano la promessa, quindi se ne va. La storia di Galvano è la classica quest medievale, ossia un viaggio alla ricerca, in questo caso alla ricerca del cavaliere per poter adempiere alla promessa data e poter dimostrare, così, il suo spirito cavalleresco e la sua lealtà. Per farla breve, Galvano parte alla ricerca del cavaliere, sarà protagonista di alcune avventure "piccanti" (la bella dama del castello tenta di sedurlo all'insaputa del marito, "quasi becco", ma nun je riesce) e finalmente giunge il fatal giorno in cui dovrà adempiere alla promessa. Giunto nel luogo convenuto trova il cavaliere verde pronto a restituire il colpo; in realtà il "quasi decapitatore" tenterà tre volte di spiccare la testa del giovin Galvano ma non lo farà, esiterà e si scoprirà lo motivo arcano: il cavaliere verde altri non è che il marito "quasi becco" - o forse no? O___O - della castellana porcellona, rimasto vittima di un sortilegio di Morgana la fata, nemica di Artù. I due cavalieri, chiarite le proprie posizioni, si lasciano di comune accordo ma Galvano vorrà indossare la cintura verde che la dama porcellona gli aveva regalato assicurandogli che l'avrebbe protetto da qualsiasi ferita - e che Galvano avevano indossato prima di affrontare la prova. Tale cintura sarò il segno della vergogna per l'incapacità di Galvano di mantenere la promessa con il cavaliere (voleva barare, in parole povere) e Artù decreta che da ora in poi tutti i suoi cavalieri dovranno indossare una cintura verde in onore dell'avventura vissuta da Galvano.
Come già anticipato, il romanzo fu scritto in un idioma assai complesso che Tolkien, però, grazie ai suoi studi filologici, riuscì a rendere comprensibile per le nostre orecchie e nel tradurlo in italiano si è cercato, per quanto possibile, di rispettare le scelte filologiche e di contenuto del prof. per poter mantenere l'andamento ritmico del poema/romanzo. A quest'opera sono state aggiunti altri due poemi coevi al "Sir Gawain", sempre tradotti dal prof. Tolkien, ossia "Sir Orfeo", una rivisitazione in chiave cavalleresca del mito di Orfeo all'inferno, e "Pearl", storia di un padre che perde la figlia - la sua perla - si addormenta e sogna di un giardino attraversato da un ruscello che fa da "spartiacque" tra il mondo terreno e il paradiso. Qui incontra una giovine (Pearl) che immagina essere la figlia perduta e con cui inizia un dialogo incentrato anche sui vari aspetti del peccato, della penitenza, della grazia e della salvezza e che li porta, poi, a parlare della Gerusalemme celeste, la città di Dio. Il padre vorrebbe recarvisi ma non è ancora pronto: può soltanto vedere da lontano la città e contemporaneamente una processione di anime sante. Preso da furor mistico si getta nel fiume per andare verso la città celeste ma si sveglia dal sonno e dal sogno, e si rassegna ad accettare la volontà di Dio, ossia la perdita dell'amata figlia.
Panf, panf, panf.... ho un po' d'affanno per tutto 'sto papiello. E non ho finito qui.
Se sinora si è parlato di cavalieri verdi, asce e promesse che debbono essere mantenute, ora il tenore della chiacchiera letteraria cambia registro poiché vado a presentare un volume la cui gestazione è durata un paio d'anni e vede come protagonisti alcuni miei amici tolkieniani conosciuti tramite il NG it.fan.scrittori.tolkien.
Il volume in questione è uscito da poco per i tipi della Marietti 1820 editore nella collana Tolkien e dintorni e si intitola "La falce spezzata - Morte e immortalità in J.R.R.Tolkien", a cura di Roberto Arduini e Claudio Testi. Il lavoro si propone di analizzare e approfondire in che modo e quanto le idee della morte e dell'immortalità abbiano influenzato il prof. e siano centrali nelle sue opere. Su tale tema esiste solo un volume dedicato a questo aspetto (Tolkien: sur le rivage de la Tierre du Milieu di Vincent Ferré, Christian Bourgois Ed., Paris, 2001) e qualche articolo sparso qua e là nelle pubblicazioni dedicate al "nonno" :-))
Il libro si articola in due parti Krònos e Logos e comprende i seguenti saggi:

Krónos
- Claudio Antonio Testi, Il Legendarium tolkieniano come meditatio mortis.
- Lorenzo Gammarelli, Ai confini del Reame Periglioso: morte e immortalità nelle opere brevi di Tolkien.
- Alberto Ladavas, L’errato cammino del sub-creatore: dalla Caduta alla Macchina rifuggendo la Morte.
- Simone Bonechi, Nei tumuli di Mundburg: morte, guerra e memoria nella Terra di Mezzo.

Lógos
- Franco Manni, Elogio della Finitezza. Antropologia, escatologia e filosofia della storia in Tolkien.
- Andrea Monda, Morte, immortalità e le loro scappatoie: memoria e longevità.
- Roberto Arduini, Tolkien, la morte e il tempo: la fiaba incastonata nel quadro.
- Giampaolo Canzonieri, L’invidia sbagliata. Analogie e contrapposizioni tra Elfi e Uomini sul tema del dolore.
- Claudio Antonio Testi, Logica e teologia nella tanatologia tolkieniana.
- Alberto Quagliaroli, Immortalità elfica come esperimento narrativo-letterario.

Tali informazioni sono state tratte dal nuovo blog dell'Associazione romana studi tolkieniani (linkato nella sezione "Tolkien") di cui alcuni miei amici ed anche autori dei saggi (ed anche l'illustratrice della copertina ;-) ) fanno parte. E' una realtà che va avanti da alcuni anni e che è approdata ora a questo bel risultato. Io non posso esimermi dal fare a tutti loro i complimenti e non solo auguro fortuna e prosperità per quanto iniziato, ma che questo sia il primo passo per una nutrita serie di altre iniziative portate avanti con competenza e bravura da un gruppo di fan del professore che si incontrarono all'incirca nove anni fa su Usenet e che a forza di frequentarsi... guarda che te combinano!
In gamba ragazzi, e permettetemi di dire anche che mi sento oltremodo "orgogliona!!!! ^__^
Ah non è questo il termine? Ma non è un'allitterazione?
Aiut, m'aggia 'a riprende!
E riguardo alle iniziative, nel futuro prossimo parlerò di un'iniziativa che si terrà nel maggio 2010, di un'altra che si terrà in agosto 2010 (ma di cui avevo già dato notizia tempo addietro) e di un'altra che si terrà addirittura nell'agosto 2012, e io e il naturalista ci siamo già iscritti! :-)))
Buonanotte "a tutti 'sti signuri incruatt" ... ma no, non c'entra una beneamata! :-))
Cicoria e buona lettura per chi vorrà cimentarsi!

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* J.R.R.Tolkien, Sir Gawain and the green knight, HarperCollins Publishers, London, 1995, pag. 17