giovedì 27 dicembre 2007

Turtelen ricotta e spinaci


State smaltendo le abbuffate di due giorni di crapula senza sosta?
Io no ^__^ ma è perchè quest'anno non ho festeggiato per niente, non ero proprio dell'umore di festeggiare alcunchè; non è che Natale lo senta molto sia come festa religliosa e meno che mai mi piace l'aspetto consumistico - sì lo so, sono molto conformista in questo ^__^ -, però ho voluto trascorrere questa ricorrenza insieme al naturalista, al mio papà e alla sorellonza e quindi: tutti a casa della Morrigan (vabbè, il naturalista ci sta di default! ^___^)
Del periodo natalizio vi sono alcuni riti di cui non posso fare a meno: uno è il presepe l'altro è la preparazione dei ravioli e dei tortellini.
Anche in questo caso, mamma "docuit" (?) - MG damme 'na mano!

Ho preparato, in due pomeriggi però, il 23 e il 24 dicembre, un quantitativo non indifferente di tortellini e ravioli ripieni, rispettivamente, di spinaci e ricotta e di patate e funghi.
I primi li abbiamo mangiati a Natale, per i secondi il battesimo del fuoco ancora ha da venì.

Ingredienti:
per la pasta
5 etti di farina
5 uova
un pizzico di sale

per il ripieno in verde
1 Kg di spinaci
due etti di ricotta (io ho usato la bufala e non era male)
due etti parmigiano o grana grattugiato (ma anche di più, assaggiare di tanto in tanto il composto per regolarlo di sale e formaggio grattugiato)
mezza o addirittura una noce moscata grattugiata
sale q.b.

per il ripieno giallo/marron
tre patate medie pasta gialla
sette etti di funghi champignon più un pò di porcini (anche quelli secchi)
olio e.v.o q.b.
sale e pepe q.b.
due etti (o più) di parmigiano o grana grattugiato
mezza o addirittura una noce moscata grattugiata

Ripieno verde:
capare, lavare e far cuocere gli spinaci. A cottura ultimata, strizzarli ben bene, farli raffreddare un pò, tritarli e poi aggiungervi la ricotta, il parmigiano, il sale e la noce moscata e cominciare a lavorare il composto affinché tutti gli ingredienti si amalgamino.
Testare la bontà del prodotto assaggiando di tanto in tanto ma con moderazione, sennò che ce metto come ripieno dei tortellini?
Ripieno giallo/marron:
Far cuocere le patate e a cottura ultimata spellarle e passarle allo schiacciapatate. Nel frattempo, dopo aver mondato e fatto a fettine i funghi champignon e aver fatto rinvenire i funghi porcini in un pò di acqua calda e latte, farli cuocere in una padella con olio, sale, pepe, un pò di erbette fini (tipo rosmarino e timo).
Terminata la cottura dei funghi, cercare di tritarli il più possibile e poi aggiungerli alle patate spappolate. Amalgamare bene il composto e aggiungervi il formaggio grattugiato, la noce moscata e assaggiare di tanto in tanto per regolare di sapidità e sapore.
Terminata la preparazione dei ripieni, si possono porre in frigo a riposare e ci si può dedicare alla preparazione della pasta che è semplicissima. Farina a fontana, dentro le uova e un pizzico di sale e via di olio di gomito fino a formare la pasta per la sfoglia - io però stavolta ho usato la macchina impastatrice perchè nun jela facevo: ah! l'età! Munirsi di macchina per fare la sfoglia, se non si è più che bravi con il mattarello, e cominciare a preparare le sfoglie che serviranno per dare forma ai tortellini e ai ravioli.
Nelle foto seguenti alcuni momenti della preparazione.


E tira la sfogliaaaaa


Io e i tortellini :-D


Contateli un pò, io non gliel'ho fatta

Appena finiti, (sono riuscita pure a ricavare dal composto patate e funghi sette/otto cannelloni) li ho messi in alcune bustine per surgelare e via nel freezer; l'indomani (a Natale) quelli con il ripieno verde sono stati degustati accompagnati da una semplice salsina di pomodoro preparata dal papino (pomodori cotti in un padellino con un pò d'olio, aglio e basilico) il quale, non pago di ciò, ha voluto espressamente cucinarsi anche alcune "piccatine di pollo", ossia petti di pollo al limone e farina, dicendomi " così vedi come si preparano" - sì, papà, va bene papà! :-[[

Il menù di Natale risultava così composto:
Tortellini ricotta e spinaci in salsa rossa
Piccatine di pollo
Carciofi in padella
Cavolfiore al forno con besciamella preparata da me (farina, burro e latte e basta)
Finocchi gratinati al forno
Frutta
Ciocco di pane preparato dal naturalista con la macchina apposita
caffè e tisana.
Mi sembra pià che sufficiente.
L'indomani: S. Stefano, si va a Fossanova e Priverno, ma questo è un altro racconto!
Bau

lunedì 24 dicembre 2007

Farfalle e cime di rapa


State davanti al desco imbandito a strafogarvi di ogni ben di Dio? Pensate anche al pranzo di domani e il vostro stomaco implora pietà?
Ecco, suggerisco un piatto semplice ma gustoso che, al posto delle ben più note orecchiette, utilizza le farfalle, simbolo di leggiadria e leggerezza. ^___^

Ingredienti:
Farfalle, facciam 50 gr. a testa? troppo poco? Ahò, bisogna essere morigerati.
Cime di rapa (di almeno 3, 4 rape). Importante la freschezza: non prendete rape con le cime già un pò stantie e gialline, devono essere di un verde brillante.
grana o parmigiano grattugiato
sale e pepe
olio e.v.o.

Capare le rape, pulirle per bene e farle cuocere in pentola (con poca acqua) per almeno dieci minuti.
Preparare intanto le farfalle, il tempo di cottura varia a seconda della confezione.
Appena la pasta è pronta ripassare le cime di rapa in padella con un pò d'olio, sale e pepe e anche aglio, a chi piace.
Condire la pasta con le cime e una buona spolverata di formaggio grattugiato.
Saziante anzichenò! ^__^
Buona vigilia a tutti e buone feste, io vado a sciropparmi "La marcia dei pinguini": naturalista aspettamiiiii!
Bacini

mercoledì 19 dicembre 2007

"Korkma, sönmez bu şafaklarda yüzen al sancak... [3a parte]

Dai su, che siamo alle battute finali del resoconto turco.
Il racconto si era fermato alla camminata che io e il naturalista facemmo dal secondo ponte sul Bosforo fino al primo, per arrivare al Dolmabahçe e lì, abbastanza stremati, abbiamo preso la metro di superficie fino a Sult
anhamet. Ahia i piedi! Arrivati in albergo... ronf, ronf! L'indomani, si va a visitare la moschea di Eyüp Sultan. E' un luogo importante per i musulmani, addirittura è il terzo luogo sacro dopo la Mecca e Gerusalemme. Qui, infatti, è sepolto il portabandiera del profeta Maometto, Eyüp-ül-Ensârî-Halit Bin Zeyd, morto durante il primo assedio di Costantinopoli nel 669 d.C. Per arrivare alla moschea siamo nuovamente andati a Boğaz İskelesi, il molo da dove siam partiti per la mini crociera sul Bosforo. Poco più in là, infatti, ci sono le fermate d'autobus e uno di questi (mi sembra il 90) porta molto vicino alla moschea. Via, dunque.
Giunti alla fermata giusta, individuata dall'occhio esperto di guida patentata e certificata del naturalista, scendiamo e ci immergiamo nelle viuzze che portano alla moschea notando, ad un certo punto che sia a destra che a sinistra vi sono tombe, e tombe, e tombe, e tombe. Siamo entrati in un cimitero? Effettivamente sì. Era costume, e lo è ancora oggi a quanto ho capito, farsi seppellire vicino ai luoghi santi e questa moschea lo è. A bè! Arriviamo alla piazza con la fontana
(quella della foto d'apertura) - molto carina e scenografica - e subito entriamo nell'atrio antistante la moschea. Il luogo merita (qui alcune foto, ed eccone un'altra)



sia per l'atmosfera che emana che per un enorme albero di platano al centro del cortile che indica il luogo di sepoltura di non so quale sultano o emiro o personaggio di spicco. In moschea entra il naturalista mentre io mi faccio il giro del cortile e dò un'occhiata, da fuori, al luogo in cui è sepolto
Eyüp e dove molte persone stanno pregando: un tripudio di ori, colori caldi, opulenza. Finita la visita, cerchiamo di dirigerci verso la sommità della collina che sovrasta la moschea. Io do sempre più retta ai numerosi gatti randagi che popolano Istanbul: ma anche loro mi danno retta!!


Sbagliamo strada e ci ritroviamo all'entrata della funicolare che porta anch'essa sulla sommità della collina passando sopra il mega cimitero di Istanbul e che arriva al cafè Pierre Loti.


Ecco il panorama dal caffè: si vede la tomba?


Che si fa? Andiamo a dare un'occhiata? Dai su prendiamo la teleferica. Detto fatto, in cinque minuti ci ritroviamo in cima alla collina - dopo aver superato "volando" il cimitero - e fa una certa impressione anche perchè, ad un certo punto la teleferica sfiora le tombe di pochi centimetri: ci fosse qualcuno in visita ai propri cari si ritroverebbe con un bel bernoccolo! - diamo una veloce occhiata al caffè e al panorama di Istanbul per poi ridiscendere a piedi verso la moschea passando proprio in mezzo al cimitero. Molto suggestivo.
Torniamo verso il "lungo Bosforo" proprio in tempo per prendere un traghetto che ci porterà a Karaköy
nel distretto di Beyoğlu. Giunti alla meta, via verso e İstiklal Caddesi, la zona più turistica e piena di negozi e negozietti di Istanbul dove non posso non fare il topino nel formaggio e dove abbiamo pasteggiato in uno dei pochi ristoranti vegetariani della città, il Parsifal, non male.
Nel pomeriggio, ulteriore passeggiata verso Karaköy
, superiamo il ponte di Galata la cui caratteristica principale è quella di avere, da ambo i lati, parecchi pescatori che attendono che abbocchi all'amo il pescino del Bosforo... ma sono veramente tanti!; quindi, attraversato un tunnel stradale affollato all'inverosimile, via verso il Bazar delle spezie (qui per foto interessanti non solo del Bazar) per inebriarti di odori di profumi e spezie e comprare un chilo di hennè che già quello che avevo non era sufficiente. ^___^
Rientro in hotel, cena, passeggiata al chiaro di luna verso Aya Sofia e nanna che effettivamente i piedi cominciavano ad implorare pietà.
Il giorno seguente, domenica, ancora un giro per il quartiere di
Beyoğlu

ecco uno scorcio con la torre di Galata, e poi via a prendere il traghetto per Üsküdar ... ahia, è tardi, il traghetto riparte fra un'ora, è già ora di pranzo e allora che si fa? Si prende il traghetto per Kadiköy .... da lì l'autobus per Üsküdar . Panf, panf. Prima di prendere il traghetto però, altro giretto da topino nel formaggio per il quartiere di Kadiköy che è un coacervo di negozietti e ristorantini veramente carini. Dopo pranzo: Scutari arriviamo! questo quartiere di Istanbul, posto sulla sponda asiatica, a detta delle guide è anche quello un pò più conservatore. "Vedrete molte donne velate e non aspettatevi molto da locali e vita notturna". Mah? Non mi è sembrato affatto, forse meno turistica di Sultanhament e Beyoğlu ma di movimento ce n'è tanto!
Arrivati a Üsküdar

una veduta dal molo

dopo un bel tragitto in autobus e un sacco di traffico, comincia la nostra marcia turistica verso le moschee visitabili. Una è proprio di fronte al porto, la Yeni Valide,

Eccone alcuni scorci:




Dietro tutto questo traffico c'è un'altra moschea con, di fronte, l'antica fontana per le abluzioni, se non ho inteso male: naturalista, è la fontana per le abluzioni? O___o
Anche questa moschea è piena di gatti: micio micio vieni qua.



Eccomi in versione "nonnina", con scialle d'ordinanza, mentre pensosa medito sui massimi sistemi! In queste altre foto, invece, sono in versione "gattara" con i mici che si spaventano appena mi vedono (e te credo: un barilotto di simpatia -io- cerca di effettuare un incontro ravvicinato del terzo tipo con i micini!!!)

Il gattino è restio, ma l'altro invece è curioso "Che succede?"

Ce l'ho fatta, si fa coccolare un pochino


Pure l'altro ha preso gusto e si lascia spupazzare, con moderazione
perchè sono sempre "gatti de strada" pulciosi! ^___^
Un'altra moschea è anch'essa sul molo ma purtroppo chiusa poichè ci sono i cantieri per la costruzione della metropolitana "subacquea" che collegherà la sponda europea con quella asiatica di Istanbul: alla faccia! ^O^
Continuiamo il nostro giro per le viuzze di
Üsküdar, quartiere senza infamia e senza lode ma che non abbiamo potuto vedere bene, (non siamo riusciti a visitare la zona di Harem e di Salacak) e dove di donne velate ce ne sono lo stesso numero che si vedono in altri quartieri. Verso sera riusciamo a riprendere il traghetto che ci riporta a Eminönü. Un salto in albergo, un cambio e via per l'ultima serata a Istanbul. Passeggiata serale per il viale di Sultanhamet dove passa il tram (viale di negozi e ristoranti per turisti); cena in un ristorantino carino - in entrambi i sensi - dove ad un certo punto siamo stati circondati da un gruppetto di ragazze "de Roma" tutte in tiro e molto giovani, che stavano mettendo a punto il loro piano post-cena per andarsi a divertire mentre cercavano di capire cosa mangiare e soprattutto quanto spendere! Noi si è taciuto vilmente, anche perchè stavamo per andar via e francamente, ad essere sincera, quando sono all'estero e al ristorante o in altri luoghi di interesse sento che ci sono altri italiani intorno a me, comincio a mantenere un profilo basso e a defilarmi il più possibile; non so, ma non mi va di farmi sentire. Ho la puzza sotto il naso? Sono un pò "posh"? Mah? So' scema forse, ma per ora continuo su questa strada.
Lunedì 26 novembre: si ritorna a casa. Il tempo di far colazione, preparare le valigie e fare un giro veloce per andare a vedere la Küçük Aya Sofia
, l'Ippodromo, la Moschea blu (da fuori e basta), l'albergo dove il gruppo guastatori era stato a settembre - dai ragazzi che l'albergo non era male... i vicini, ahem), che siam tornati in albergo e preso il taxi per l'aeroporto con un emulo di Schumacher e poi l'aereo (Istanbul-Zurigo-Roma) che ci ha riportati sul suolo natio.
Sigh! :-[
Bella vacanza, soprattutto perchè mi è sembrato che durasse tantissimo. Abbiamo ancora molto da vedere e quindi ci si ritornerà sicuramente.
Alcune note: la Turchia, almeno le città che ho visitato, sono il paradiso dei gatti. Gatti ovunque e perunque, belli pulciosi o magri o cicciosi. Gatti che si fan fare le coccole e gatti sospettosi. Ho passato più tempo a coccolare i gatti che il naturalista! ^O^
I cani, invece, non se la passano tanto bene. Ce ne sono pochi e quelli che vedi sono quasi tutti randagi, pulciosi e smagriti. Se ne stanno per strada al sole a ciondolare e a dormire!
I pochi cani "al guinzaglio" li trovi nei "quartieri bene", quelli ricchi o con prevalente presenza europea (e infatti durante la nostra passeggiata-maratona fra i due ponti sul Bosforo, lato europeo, di cani al guinzaglio ne abbiam visti un bel pò).
Sul fronte cibo la cucina turca è abbastanza saporita e molto carnea: kebab di carne e piatti di pesce a profusione; non esiste il rito del primo - secondo e contorno. Esiste il piatto unico in cui il riso la fa quasi sempre da padrone perchè è visto come accompagnamento alla carne e alle verdure. Vita dura per i vegetariani, anche perchè i ristoranti vegetariani e vegani si contano sulle dita di una mano in tutta Istanbul.
I dolci sono extra dolci, che ti prende uno sbocco di diabete al solo guardarli.
Particolarità del servizio al tavolo nei ristoranti, almeno in quelli che ho frequentato: non stupitevi se le pietanze che avete ordinato vi arrivano dopo neanche un nanosecondo: le cucine - in molti ristoranti sono a vista - hanno già belle e pronte le zuppe, il riso, i kebab da mettere sul piatto e vi arrivano belli caldi e ben cotti. Inoltre, state attenti a non distrarvi e a non lasciare nulla nel piatto: se i camerieri vedono che voi vi siete fermati e magari chiaccherate con il vicino, e non avete ancora finito la pietanza arrivano e vi tolgono il piatto. Questo non per fare un dispetto ma perchè è ritenuto sgarbato lasciare il cliente con il piatto sporco davanti. Appena finito, via altra pietanza. In questo modo il servizio è abbastanza veloce. Ma io vi parlo di ristoranti senza pretese, molto semplici.
Assolutamente da provare è l'ayran, una bevanda a base di yogurt allungato con acqua e a volte insaporito con un pò di menta (praticamente una sorta di lassi indiano). Era la bevanda principale dei miei pasti!
Il tè non ha paragoni: bello forte e corroborante, ma soprattutto è un piacere vedere come viene preparato utilizzando le due teiere, e l'ho già spiegato in questo post come si fa.
Per farla breve, il viaggio è stato veramente bello, così come il tempo che non ha fatto i capricci.
Speriamo di ritornare presto in Turchia perchè effettivamente è un paese che cattura!

Saluto con l'espressione usata in Turchia per coloro che rimangono e che viene rivolta a coloro che se ne vanno; mica semplice il turco, chi parte dice arrivederci in un modo, chi rimane lo dice in un altro ossia:
Güle güle tradotto "Sorridi, sorridi" ^__________________^

Io rimango e voi andate a navigare altrove!
P.S.: spero a breve di caricare anche le foto

lunedì 17 dicembre 2007

Finocchi gratinati

Una ricettina che il papà "scaldino" mi ha gentilmente passato:

Tre o quattro finocchi
uno o due pomodori
parmigiano o grana grattugiati
erbette fini
sale e olio e.v.o.

Mondare i finocchi, tagliarli e farli scottare in acqua salata per dieci minuti, un quarto d'ora affinchè si ammorbidiscano. Indi porli in una pirofila e coprirli con la salsa di pomodoro così preparata: si sbucciano uno o due pomodori, si tagliuzzano ben bene, si spiaccicano meglio con una forchetta, si condiscono con olio, sale, erbette, origano e poi si mettono sui finocchi. Si finisce spruzzando il tutto di parmigiano o grana grattugiato e si mette in forno per una ventina di minuti. Servire con un'altra spruzzata di grana.
Qui il piatto era accompagnato da una sorta di piadina senza strutto!


sabato 15 dicembre 2007

Ma santa pupazza....

... tra scaldasonno che prendono quasi fuoco e bruciano, in sequenza: il materasso di papà, il lenzuolo coprimaterasso, il lenzuolo copripapino, la coperta, il coltrone e a momenti l'ultima coperta copritutto, chè papino è leggermente freddoloso (ma fa veramente freddo in quella casa, io ho ricordi ancora freschi di me che andavo in giro con le coperte avvolte intorno alla vita, come se fossero gonne, e gettate sulle spalle a mò di scialle... una barbona), io che mi sento un cesso, e le imminenti festività natalizie che, a dire la verità, non riesco più a vivere come una volta, mi son dimenticata che ieri festeggiavo il mio primo anno in rete.... ah, l'età!
Blog! :-[[[

martedì 11 dicembre 2007

Gelatina ananas e kiwi


Di tanto in tanto mi cimento anch'io nelle gelatine ma, a onor del vero, vengono più delle mattonelle che gelatine delicate.
Questa sperimentazione non era male, ma forse ho esagerato con l'agar agar! ^O^

Ingredienti

1 ananas
2 kiwi
un cucchiaio di zucchero (ma forse più)
tre cucchiaini di agar agar

Pulite la frutta, togliendo all'ananas la parte legnosa interna, e frullate tutto.
Mettete il composto in una pentola, aggiungetevi un pò di acqua, lo zucchero e l'agar agar sciolto in un bicchier d'acqua calda.
Far cuocere a fuoco lento e rimestando di tanto in tanto per un quarto d'ora, indi mettere il composto nelle coppette, far freddare un pochino e poi mettere in frigo a far rapprendere.

Non era male, ma forse la prossima volta metterò meno agar agar e più zucchero, anche perchè se l'ananas non è più che dolce e il kiwi pure, vi vien fuori un composto asprigno anzichenò.
La combinazione ananas+kiwi mi è venuta così, perchè temevo facessero una brutta fine ossia deperivano in frigo. Capita a volte che la quantità di cibo presente nel frigorifero sia tale che, soprattutto quando sei sola, non la utilizzi tutta e ti "dimentichi" di ciò che hai. Poi io che non sono abituata a congelare, mentre potrei, mi ritrovo le verdurine che gridano vendetta tutte mosce... povere. Vedrò stasera in frigo che cos'ho!
Cicoriaaa!

lunedì 10 dicembre 2007

"Korkma, sönmez bu şafaklarda yüzen al sancak... [2a parte]


Ed eccoci alla seconda parte del resoconto turco.
Istanbul, arriviamo.
Partiti da Trabzon alle 6.00 a.m. (ronf, ronf) voliamo con la Pegasus Airlines vero la nostra seconda destinazione: Istanbul. Città già visitata in occasione del viaggio di nozze, ma che ci piace rivedere anche perchè alcuni monumenti e scorci tipici del posto ce li eravamo persi.
Atterriamo verso le 8.00 all'aeroporto Sabiha Gökçen (la prima donna "aviatore" turca e primo pilota donna da combattimento nel mondo, vedi qui), situato lungo la costa asiatica di Istanbul. Perchè tale destinazione? Ma perchè il caro naturalista ha appuntamento all'orto botanico di Istanbul con il direttore, e l'orto sta più vicino a questo aeroporto che all'Atatürk!
Orto botanico? Eh sì, piccolo ma tosto! Qui il link al sito, tutto in turco; date un'occhiata alle foto che fanno vedere _dove_ tale orto è stato realizzato: praticamente in uno svincolo autostradale! Grandioso. ^___^
Ci eravamo già stati due anni fa, e avevamo beccato proprio il giorno in cui si svolgeva la commemorazione dell'affondamento di una nave turca in mare giapponese ai primi del '900, se non ricordo male. A tal uopo, dal Giappone erano giunti 600 alberi di ciliegio (tanti quanti furono i marinai turchi morti) e l'orto era pieno di delegazioni giapponesi, turche, uomini in alta uniforme. ^O^
Armi e bagagli ci avviamo all'orto botanico, che raggiungiamo dopo un'oretta, fra autobus e taxi, e passiamo una piacevole mezza mattina con il direttore, Adil Güner, amico del naturalista e compagno di mille avventure; mille, famo tre, quattro, quando insieme portavano i turisti inglesi alla scoperta della Turchia (Lago di Van e zone limitrofe).
Dopo l'orto botanico, voglio annà in albergo! Nun je la faccio più! C'ho sonno, so' stanca, insomma... comincio a diventare una rugna e il naturalista cede e ci avviamo verso l'Empress Zoe, l'albergo che ci aveva ospitati la prima volta per il viaggio di nozze. Che romantico! Solo che, se nel precedente viaggio eravamo riusciti a prenotare la "Penthouse Suite" (un mini appartamento con vista sul Bosforo) ora siamo riusciti a prenotare una doppia semplice al primo piano con vista sulla strada! L'unica rimasta! Sempre pieno 'st'hotel! L'Empress Zoe è carino e situato in una posizione buona per i turisti, proprio nel cuore di Sultanhamet. E allora via con il taxi verso Kadiköy, sponda asiatica; prendi il traghetto, sbarca a Eminönü, sponda europea, prendi il tram, scendi dopo tre fermate a Sultanhamet, cammina per cinque minuti fino ad arrivare all'albergo. Molla le valigie, vai a mangià qualcosa (sconsiglio vivamente il Pudding Shop, o Lale Restaurant che fu il ristorante dei figli dei fiori, di coloro che negli anni '60 e '70 passavano per Istanbul per andare in India; a me non è piaciuto), ritorna alla Yerebatan Saray, la cisterna bizantina, bellissima, e poi, verso le tre, rientro in albergo e là.... ronf, ronf. Siamo crollati come due pere cotte!
Ci siamo risvegliati verso le 18.00, più tonti della mattina ma abbastanza affamati. E allora... via al ristorante Turkmeno che sta proprio all'Ippodromo, vicino l'hotel, e poi ... a nanna nuovamente.
Secondo giorno: gita sul Bosforo! Cerchiamo di prendercela comoda e optiamo per il traghetto che parte da Boğaz İskelesi, che sarebbe il molo da cui partono giornalmente i traghetti che portano sul Bosforo. Il naturalista ha già in mente il piano della giornata: con il traghetto non arriveremo fin su all'Anadolu Kavagi - vedi qui orari e fermate - ma ci fermeremo a Kanlıca, cittadina famosa per la produzione dello yogurt. Ah sì? Praticamente è proprio sotto il secondo ponte sul Bosforo. Da lì poi andremo alla Rumeli Hisarı, e poi a Ortaköy e poi dove l'uzzolo ci dice di andare. Vabbuò! Alle 10.35 si parte per la mini-crociera. Mare calmo, sole, a me che mi viene da vomitare (ops) perchè il mini rollio della nave non lo sopporto... mamma! Ma dopo un pò ci si abitua e riesco a godermi il panorama. Il Dolmabahçe, la moschea di Ortaköy,



l'imponente ponte sul Bosforo. Le case e casine disseminate su entrambi i lati dello stretto, alcune veramente carine. Arriviamo a
Kanlıca, sbarchiamo e lì iniziamo il nostro giro della cittadina che, francamente, non ha nulla ma proprio nulla di particolare, tranne essere un posto per ricconi o per persone a cui piace vedere la televisione: molte case, veramente carine e chic e che danno direttamente sullo stretto, hanno molteplici telecamere di sicurezza e alcune parecchie antenne paraboliche, anche di notevoli dimensioni. O__o
Vabbuò. Facciamo il nostro giro e poi ci fermiamo al ristorante, di fronte al molo, specializzato in yogurt! Gnam, veramente buono. Bene, e dopo pranzo? Si riprende la camminata sbagliando autobus. Cercavamo quello che ci portasse dall'altra parte della sponda, verso la
Rumeli Hisarı, ma non c'è stato verso. E allora, vai verso la Anadolu Hisarı, dai un'occhiata, prendi il taxi, attraversa il ponte e vai a visitare la Rumeli Hisarı, ossia la fortezza bizantina costruita sulla sponda europea del Bosforo e in linea con la Anadolu. Le due fortezze, infatti, controllavano l'accesso al Bosforo. Notevole il tempo impiegato per costruire la Rumeli: tre mesi! O____o
Questa fortezza merita poichè, mentre dell'Anadolu è rimasto poco,
(ecco qua)



della Rumeli è rimasto tutto l'impianto, veramente possente: le mura, le torri. Nei link che ho indicato vi sono alcune foto dalle quali potete farvi un'idea di com'è. Ma anche la foto di apertura aiuta. Eccone altre, vista traghetto e vista interno fortezza. Quella dove spuntano delle gambe, sulla sinistra, l'ho fatta mentre due teneri fidanzatini, neanche quindicenni, si stavano godendo il panorama e io gli sono andata a rompere le uova nel paniere (se è per questo anche due addetti alla sicurezza della fortezza , che ti seguono passo passo e che mi avevano preceduto nella mia visita sugli spalti: che capogiro)







Terminata la visita alla Rumeli che si fa? Si prende l'autobus per
Ortaköy? Mah? Insomma, sono solo le 16.30, e poi c'è traffico. Facciamo una passeggiata sul lungomare e vediamo dove arriviamo. Una passeggiata? Praticamente ci siamo sciroppati il percorso Rumeli Hisarı-Dolmabahçe a piedi! Panf, ma ne è valsa la pena.
Ecco alcune immagini del lungomare con il tramonto sul Bosforo... che romanticume!



Abbiamo potuto dare un'occhiata ai quartieri abbienti di Istanbul , arrivare a Ortaköy in tempo per la cena e poter vedere il ponte sul Bosforo illuminato da colori cangianti.
Eccone un esempio con la moschea di Ortaköy in primo piano.



Ortaköy è un quartiere carino, un pò turistico ma sarebbe un peccato non visitarlo, soprattutto per vedere la moschea in stile neo-barocco affacciata sul mare e sullo sfondo il ponte sul Bosforo. Dopo cena (si parla delle 19.30-20) la passeggiata è continuata in direzione Dolmabahçe Ciò che mi ha colpito di più durante la maratona, è stata la sfilata di foto di
Mustafà Kemal
Atatürk sui muri del viale che dall'hotel Kempinsky,

(eccolo in versione diurna vista traghetto)
poco prima del quartiere di Ortaköy , arriva fino al Dolmabahçe (entrambi i palazzi erano residenze del sultano). Foto belle grandi, con la luce diffusa dietro che permetteva di vederle meglio e che vedevano Atatürk impegnato in mille e mille faccende: Atatürk inaugura una mostra, Atatürk nuota, Atatürk miete il grano (ahem, perchè mi sembra di aver già visto da altre parti queste immagini), Atatürk riceve gli ambasciatori, Atatürk in visita a una base militare, Atatürk in visita a una scuola, Atatürk in posa da "sol dell'avvenir" ossia così e via discorrendo. E il viale è lungo e le foto tante!
Ma anche il resoconto non finisce più. E allora si mette un punto e le prossime giornate al prossimo resoconto.
Fine della 2a parte

domenica 9 dicembre 2007

"Te piace 'o presepe?" [cit.]


Eccolo qua. Come da tradizione l'8 dicembre ho preparato il presepe. Bucciottini, capanna, pecorelle, muschio e sassolini hanno quasi la mia età: più di trent'anni, ahem, facciamo quasi anta :-D
Era il presepe che preparava la mia mamma e impiegava un intero pomeriggio a farlo. E sistema la tavola di legno, e comincia a mettere le lucine, e metti il muschio, e posiziona le casette e prepara lo sfondo - acquistato in cartoleria - con l'immagine del deserto, le palme, la luna, la stella cometa, e comincia a vedere quali bucciottini e quali casine scegliere. "Mamma va bene questo?" - "No, passami l'altro". Tutto un pomeriggio passato a fare il presepe. Un rito. A mia mamma piaceva molto ed io e mia sorella rimanevamo incantate da come procedeva la preparazione. Se ritrovo una foto del presepe di mamma la posto. Era davvero grande. Questo mio, invece, si deve accontentare delle scansie della libreria del salottino. Ci ho impiegato mezz'ora, ma non mi dispiace la riuscita. ^___^
Devo dire che lo faccio più per affezione che per credenza religiosa. Era il presepe di mamma, che mio padre e mia sorella non avevano più rifatto; stava a casa a prender muffa: ma scusa datelo a me che ci penso io! Ta dà! :-D
Sembrerà strano, ma forse no, ma ogni volta che rifaccio qualcosa che faceva mamma mi sembra che lei ritorni in vita e sia accanto a me. Esagero?
Ecco altre foto del presepe da due angolazioni diverse: dx e sx
Uauauauauauau! ^______^

giovedì 6 dicembre 2007

"Korkma, sönmez bu şafaklarda yüzen al sancak...

(immagine tratta dal sito: http://passaggioasudest.ilcannocchiale.it)

... Sönmeden yurdumun üstünde tüten en son ocak"
ossia:
"Non temere! La bandiera rosso cremisi che fieramente ondeggia nella luce del crepuscolo e mai sbiadirà / È l'ultimo focolare acceso che veglia sulla mia Patria"

Ma che d'è?
E' l'inno nazionale della Turchia e maggiori informazioni le troverete qui e qui la musica che accompagna le parole.
Tutto 'sto sproloquio perchèèèè?
Resoconto del viaggio in Turchia - 1a parte.
Si parte in una quasi fredda mattina di novembre. Abbiamo l'aereo alle 6.50 a.m. e dobbiamo stare a Fiumicino almeno per le 5.15. Si parte alle 4.30 anche perchè dobbiamo lasciare la macchina al ParkingGo.
Ok!
Espletate tutte le formalità di rito, all'ora designata viaaaa, si vola verso... Zurigo.
Eh sì. Per poter risparmiare un pò, la formula migliore per il viaggio Roma/Istanbul è stata tramite la Swiss Air, con scalo a Zurigo. Il torpedone aereo comincia a salire mentre sullo schermo dei televisorini al plasma, che forniscono le informazioni sulla sicurezza - al posto delle hostess -, appare sia la piantina del "tu sei qui" [e vedi l'aeroplanino che vola sull'Appennino e ti dice anche quali cittadine stai sorvolando] sia le informazioni riguardanti il viaggio: a quante miglia viaggia l'aeromobile, e a quanti chilometri sei sospeso per aria, e quanti chilometri mancano all'arrivo. Hi che bellezza! :-[
Arrivati a Zurigo, sosta di nemmeno un paio d'ore e poi via: Istanbul. Giunti all'aeroporto "Atatürk", verso le 13.30 ora locale (le 12.30 italiane), altra sosta perchè dovevamo arrivare a Trebisonda, e l'aereo [della Turkish Airlines] partiva alle 17.20. Vabbuò. Ciondola di qua, ciondola di là, l'ora della partenza giunge e via: altre due ore di volo per arrivare, verso le 19.00, nell'amena località sul Mar Nero.
Nota di colore: l'aeroporto di Trebisonda, praticamente, è in riva al mare, è proprio una striscia d'asfalto con da un lato la città e dall'altro il mare (vedi qui). Ciò che l'esperto pilota deve sapere fare bene è la manovra di atterraggio che, mi spiegava il naturalista, deve tenere conto di una simpatica collinetta che se non la scansi finisci come il volo dell'Atlas jet della scorsa settimana o come l'incidente occorso nel 2003, proprio a Trebisonda, a dei soldati spagnoli di ritorno dall'Afghanistan. Ah! Grazie per avermelo detto.
A Trebisonda, anzi Trabzon, ci attendono Nurhayat e suo marito Serkan, i nostri ospiti, coloro che si sono offerti di fornirci un giaciglio per la notte e per i tre giorni che sosteremo da loro a Rize (a una settantina di Km da Trabzon). La loro bimba, Beren, è a casa dei nonni materni, la nostra prima tappa, non prima di lasciare le valigie al pensionato della KTU ossia Karadeniz Teknik Üniversitesi, che sta proprio di fronte all'aeroporto e che ci ospiterà per questa prima notte e per la quarta notte in suolo trebisondiano.
Andiamo dalla mamma di Nurhayat che ci attende per la cena (e non lo sapevamo) e lì, alè: la mamma aveva preparato per un battaglione di soldati. Zuppa di lenticchie, un pasticcio di pesce e riso tipico di Trabzon, pollo con patate, fagioli bianchi lessi, cavolo e cetrioli sott'aceto preparati da lei (boooni), l'helva, lo yogurt. Burp! Come primo giorno in Turchia stiamo messi bene. Dopo l'abbuffata a nanna e l'indomani: monastero di Sumela! E' uno dei tanti complessi religiosi abbandonati, caduti in disgrazia e ora riscoperti e sottoposti a vincolo architettonico e a restauri. Il posto merita perchè il monastero è abbarbicato sulle montagne e fa una certa impressione vederlo dal basso. Eccolo qua:



Lo si può paragonare al monastero di Subiaco, per come se ne sta attaccato alla roccia. Quando vi entri, è tutto un intrico di scale, scalette, stanzine e luoghi di culto ormai in abbandono, ma sottoposti a restauro.
Gli affreschi della chiesa sono notevoli, anche se parecchio rovinati sia dal corso dei secoli che dai graffitari delle epoche passate.
Ecco alcuni link interessanti qui, qui
e alcune nostre foto:

Una celletta che sembra un teschio ^O^


Affreschi e graffiti



L'entrata della chiesina

Durante la nostra gita abbiamo anche cercato di visitare il monastero di Vazelon, ma era tardi e anch'esso abbarbicato su per la montagna, un pò troppo in alto (e difficile da raggiungere). Vabbuò.
Giornata terminata con grigliata finale (polpette e pescetti - io mi sono buttata sulle verdure in agrodolce) sulle sponde del fiume che attraversa Trabzon, in una sorta di orto autarchico, con casetta e forno, di proprietà di alcuni parenti di Nurhayat.
Secondo giorno: Ayder e le sue montagne. Il posto merita perchè sembra di essere in Svizzera.



Ma cosa sento... "Heidi, ti sorridono i monti...." ah no, siamo in Turchia! ^___^
Erano soprattutto i colori autunnali della vegetazione che lasciavano incantati, come questi:



Un attimo di "distrazione" sul ponte ottomano.

Ad Ayder, paesino di montagna conosciuto per la produzione di miele e per i suoi sentieri, abbiamo fatto incetta di miele, e di paesaggi... eh sì, guardare qui (anche se il sito è in turco le foto non hanno bisogno di commento).
La giornata (come quella precedente) era bella, non faceva freddo, c'era il sole e insomma... non c'erano temperature siberiane come io e altre persone avevamo temuto. Per questo motivo, avevo messo in valigia un pò di roba invernale tanto che, quando mi sono accorta che non ne avremmo usata neanche la metà, mi è venuta in mente la scena del film con Totò e Peppino nella quale, scendendo dal treno a Milano, erano vestiti con cappotti e colbacco perchè "A Milano fa freddo", mentre invece si schioppava di caldo. Ecco, stessa situazione :-[
Di ritorno da Ayder, proviamo ad andare verso un altro paesino, di cui ora non ricordo il nome, ma: la strada è interrotta causa frana. Nuuuu. E vabbuò, ritorniamo a Rize e visitiamo un pò la città, soprattutto ciò che rimane del castello e da cui si gode una bella vista del Mar Nero e della cittadina.



Terzo giorno: il naturalista tiene una mini-conferenza all'Università di Rize sugli euprotti e malattie collegate. Quindi, tutta la mattina in università e il pomeriggio: al bazar di Rize, dove abbiamo comprato un pò di souvenir e gironzolato piacevolmente.
Quarto giorno: pioggia! :-[[[ Eh bè, non poteva sempre andare bene. E', però, il giorno in cui ritorniamo a Trabzon - senza pioggia - per sostare nuovamente nell'alloggio universitario in modo da poter raggiungere più agevolmente l'aeroporto all'indomani, per le 4.30 a.m. O____o
Te credo, avevamo l'aereo per Istanbul (seconda tappa del nostro viaggio) che partiva alle 6.00!!!
Da Rize partiamo verso l'ora di pranzo e arriviamo a Trabzon dopo un'oretta; abbiamo tutto il pomeriggio per fare i topini nel formaggio ossia: giro della cittadina e dei suoi bazar. Una veloce cena e poi a nanna che l'indomani sarà una lunga giornata.
Fine 1a parte
Qualche nota di colore. La speculazione edilizia è molto forte in entrambe le cittadine e spiace vedere questi luoghi deturpati da "mini-grattacieli" che sorgono come funghi. Si abbattono le case vecchie a due piani per far posto a questi obbrobri che di piani ne hanno dodici o tredici, se non di più. Bah?
Prima di entrare in casa, in qualsiasi casa, ci si toglie le scarpe e le si lascia fuori la porta, oppure si tolgono sull'uscio, si portano dentro e si mettono subito nella scarpiera. I padroni di casa vi daranno delle confortevoli ciabattine e quindi... attenzione ai buchi nelle calze.
Altra particolarità: i bagni. Anche per i bagni nelle abitazioni private, occorre cambiare la calzatura. In casa dei nostri ospiti i bagni erano due: uno alla turca e uno all'europea. In entrambi c'erano delle ciabattine apposite che dovevi infilare appena entravi e sfilare appena uscivi. A tutt'oggi, in Turchia, nelle città soprattutto, non ci sono solo i classici bagni "alla turca", diffusi soprattutto nei bagni pubblici - bay e bayan sono le parole chiave: signore e signora -: molti alberghi, ristoranti e bar ora hanno anche il sanitario su cui poggiare le terga. Bene, solo che tali WC hanno una particolarità posizionata al loro interno, proprio in direzione del sedere: un "ugello" posizionato verso la zona coccigea da cui, manovrando un'apposita manovella posta sul muro a lato del sanitario, esce un getto di acqua che bagna "proprio lì" #^___^#
(un pò come i WC in Giappone).
Questo perchè in Turchia l'utilizzo della carta igienica non è così diffuso come da noi (anche se nei bagni la si trova, di meno in quelli alla turca). Le tubature sono strette e se ci si getta la carta si intasano (spesso capita di leggere degli avvisi - nei locali pubblici, negli alberghi, in cui si invita a non gettare carta nella toilette) e allora? Ci si lava! Anche nei bagni alla turca, c'è un rubinetto e una caraffa di plastica con cui potersi "nettare". Questo però sottintende che almeno un pò di carta o qualcosa per asciugarti te la devi portare appresso... o no? E comunque, anche se si utilizza la carta, dopo l'uso è meglio non gettarla nel WC o nella turca, ma in un apposito bidoncino. Farà arricciare il naso a qualcuno, questo modo di pulirsi, ma almeno ti pulisci bene! Certo, se poi devi fare acrobazie in quello "alla turca" ... ahem andiamo avanti! :-D
Fare attenzione alle strade. Il pedone non esiste. Il pedone è una pedina che deve essere centrata da ogni macchina che passa. La segnaletica stradale un'optional. :-[
Spiace dirlo, ma i turchi per la guida e per il rispetto del codice della strada meritano la quasi sufficienza.
Per oggi credo possa bastare. Alla prossima con la seconda parte dell'avventura turca: Istanbul!