Ecco come mi sento da quando sono tornata dalla Sicilia.
Quattro giorni di relax, di dolce far niente, in compagnia degli zii e basta, con il naturalista rimasto a casa a far da cat sitter alla micina-vomitina che ha pensato bene di ammalarsi proprio alla vigilia della nostra partenza, che poi è divenuta solo mia perché solo io ci sono andata.
Che esperienza strana! La prima volta che vado dai parenti siculi "da sola"!!!!
Prima sempre con i genitori e la sorella, poi con il naturalista e ora solo io. Boh?
In compenso ho potuto approfondire meglio l'arte della sartoria grazie alla sorella di papà, la zia sarta, che mi ha cucito una borsetta prendendo a modello una semplice borsina di stoffa che aveva: le è bastato dare uno sguardo alla borsina, vedere come era stata cucita, come era stata inserita la fodera e via, è partita a razzo, con la stoffa che avevo portato perché pensavo di cucire io la borsetta, sotto la sua supervisione, e invece ^__^. Spinta da brama cucereccia la zia ha cominciato a farmi vedere come fare il modello, come tagliare, come mettere al meglio l'imbastitura, come controllare le cuciture e come fare i segni per indicare il punto mediano della stoffa. Poi, non paga di ciò, mi ha spiegato e fatto vedere come fare il sopraffilo e intanto le sue mani si muovevano spedite sulla stoffa e io rimanevo a bocca aperta perché sembrava che l'ago vivesse di vita propria. Poi via, a fare l'impuntura con una macchina da cucire a pedali "Diamant" che apparteneva a sua suocera (è una macchina dei primi del '900) e la macchina filava via che era una bellezza! In neanche mezzo pomeriggio mi ha montato, imbastito e cucito la borsetta completa di fodera e bottoncino di chiusura. Io però l'ho aiutata togliendo i fili dell'imbastitura, eh! ^___^
Il bello è che poi mi ha anche detto: "Che strano, non avevo mai cucito borsette; abiti da sposa, camicie, vestiti, pantaloni, cappotti, giacche, mantelle, persino mutande, ma borsette ..." ed era tutta contenta.
Sottolineo che la zia in questione ha superato i settanta e cuce da quanto aveva dieci anni: non c'è storia! :-(((
E infatti sempre la zia cucitrice mi ha anche insegnato ad accorciare i pantaloni (che già accorciavo, ma non con la sua perizia) e come applicare una vezzosa strisciolina di stoffa alla base per renderli più "frou frou". Qui però sono riuscita almeno ad imbastire la strisciolinia di stoffa!!!!
Ho potuto anche approfondire l'arte culinaria, sempre grazie alla zia sarta e ad un'altra zia, tessitrice/sarta, preparando insieme a loro le collorelle, ciambelline ripiene di miele di zagara, semolino, buccia di mandarino grattugiata e mandorle tritate - ma c'è anche la variante con il mosto, gnam - e ricoperte da una semplice pasta fatta con farina, burro, zucchero e acqua, che tocca assaggiarle per comprendere quanto siano buone. A breve descrizione dettagliata delle collorelle (o "cuddureddi" - sembra più sardo che siculo). Quando le abbiamo preparate mi sembrava di rivivere la scena del film "La banda degli onesti", con Totò, Peppino e Giacomo Furia, nella quale i tre protagonisti si mettono a stampare i soldi falsi. Ecco, io e le mie zie "stampavamo" dolcini: e una stirava la pasta, e l'altra metteva il ripieno, e l'altra dava forma alle collorelle, meglio di una catena di montaggio. In un'ora e un quarto circa abbiamo preparato un chilo di dolcini che, ovviamente, sono finiti appena sbarcati in continente: tra me, il naturalista e alcuni amici che hanno avuto la fortuna di assaggiarli, praticamente in due giorni non ne sono rimasti più! ^O^
Ho avuto modo anche di visitare l'Archivio storico del comune di Grammichele, il paesino di nascita papà, a pianta esagonale fatto costruire dal principe Carlo Maria Carafa dopo il terremoto del gennaio 1693 che distrusse la cittadina di Occhiolà, e dove vivono ancora i fratelli del mio papino, la zia sarta e lo zio professore con la moglie sarta/tessitrice.
Grazie al lavoro delle archiviste ho potuto ricostruire in parte (solo per linea diretta al momento) l'albero genealogico della mia famiglia paterna risalendo addirittura alla fine del '700! Per me, archivista anch'io, è stata una piacevole sorpresa trovare in un paesino sì piccino, un piccolo archivio ben organizzato e gestito con competenza da persone che credono fermamente in ciò che fanno e nell'importanza di tenere in buono stato la memoria storica di una comunità.
Sì, è stata proprio una bella vacanza: e ho pure festeggiato il mio genetliaco in Trinacria! :-))
Zaludos!
8 commenti:
Si pero' "Collorelle" non si puo' sentire! Beddamatri!
E chiamale Cuddureddi in dialetto se e' roba dialettale...e' come chiedere ad un milanese di tradurre Cassoeula, penso che ti sfrangerebbe di botte :D
E infatti la traduzione subbito dopo misi!
Chaotic Alea, chistu blogghe anche in continente è letto e pure fora i confini italici!
E comunque, quando li preparerò posterò un "post" apposito con il nome siculo di detti dolcini!
E poi mia zia mi disse che li chiamavano anche così! Oh!
Ma gnente gnente vivi a Trento? :)
oisantamammadeifelini!
A leggere voi due lassu mi spatascio dal ridere, perchè anche in sardegna ogni tanto si "traduce" in italiano ... ed è un mito!
Il porceddu .... una per tutte!
Vabbe.... a parte gli sproloqui... la ricetta?
No, perchè, non mi puoi accennare alla cosa senza dare "finitura" sartoriale a sti dolcini....
Sbavo.... rischio di affogare e mi avresti sulla coscenza!!!
nasinasi in attesa
Nonzama' che io ti abbia sulla coscienza per non aver adempiuto al mio compito di dispensatrice di ricette. La ricetta a breve arriverà, corredata anche da adeguate immagini perché i cuddureddi troppo bboni sugnu! ^__^
Nasini anche a te e alla truppa!
Che buoni, i cuddureddi!
Mia zia però non li prepara come ciambelline, ma dà loro la forma di rametti. Uno tira l'altro! :9
Salutamo!
Ah, i cuddureddi... Assaggiati in Trinacria quando ero ancora vegetariano ;-) Buon genetliaco in ritardo, tra l'altro. Ah, e grazie per avermi fatto scoprire il piccolo farro (vai a leggere il mio ultimo post...)
Ho letto, Yari, ho letto! ^___-
salutoni!
Mi sub-affitti le zie?!
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