.... il ginocchio della lavandaia
una bruschetta nell'occhio
il gomito che fa contatto con il ginocchio
il gomito del tennista
il callo dell'amanuense
il tallone d'achille
il piede d'atleta
l'occhio di pernice
l'orzaiolo
l'otite
gli orecchioni
il mal di testa
il mal di mare
il mal d'auto
il mal d'aria
la colite e la gastrite
la cervicale
i reumatismi
e dulcis in fundo.....
IL RIGOR MORTIS!
E che cacchio! @___@
Oltre a scongiuri vari e riti apotropaici, in questo periodo mi sento vuota, vuota, vuota.... uffa.
E non mi va di scrivere, e tanto che scrivo, e inizio le cose, e non le finisco... uffa!
Vabbuò. Stateme buono!
Sigh!
Ahia le dita a bacchetta!
martedì 26 febbraio 2008
giovedì 21 febbraio 2008
I ditaloni d'Abruzzo
Volevo consumare questi "ditaloni", non so come altro nomarli, comprati a settembre durante un viaggetto fatto con il naturalista per la mostra sulle api e il miele (qui il post). Li ho cucinati molto semplicemente e devo dire che la riuscita è stata buona.
Conditi con un sughetto "finto" ossia fatto con solo pomodoro (in questo caso ho utilizzato dei pomodori a pezzettoni in scatola), un pò di ortaggi per il soffrito (cipolla, sedano e carotine), olio e.v.o e un pò di sale e basilico spezzetato, e spolverati con del parmigiano hanno fatto la loro "porca figura".
Ecco la scatola e un'altra "visione", non venuta molto bene però, dei ditaloni abruzzesi.
Buoni davvero!
E concludo con:
C'erano sette fili di canapa / e un Abele da uccidere, / sotto il cielo di rame
C'erano sette medici a tavola / e un amore già anemico /dissanguato, per strada
unirò sette fili ed avrò perduto, / unirò sette fili e sarò perduto
C'erano sette Cristi a Follonica / ed un ateo, sul Sinai, /bivaccava e aspettava
C'erano, poi, / sette topi sull'edera / e più giù un cavaliere giovane /preso da una tagliola
unirò sette fili ed avrò perduto, / unirò sette fili e sarò perduto
(qui il link per ascoltare la canzone)
Mario Castelnuovo, Sanremo 1982.
Mi sarà venuta in mente perchè tra un pò parte la competizione canora che iniziai a vedere nel 1981 e smisi verso il '91? O___o
Cribbio dieci anni di Sanremo mi son sciroppata!
Ma questa canzone era carina non tanto per le parole, che solo ora sto leggendo con attenzione, quanto per il motivo musicale... e il cantante non era niente male!
martedì 19 febbraio 2008
La sbobba di pane
Quando il naturalista non c'è, la dea de'a guera (che sarei io) langue, piange e nun magna!
So' 'na disgraziata e pure pigra.
Quando torno a casa tardi la sera e non c'è nessuno (bè, no, cribbio, c'è Tabatughina, pora stellina! :-D), non è che abbia tanta voglia di mettermi ai fornelli e spignattare. E ora che lui è laggiù, nelle lande desolate del Marocco, in compagnia del paleontologo, con una macchina in affitto a cui si è già sgonfiata una ruota, io mi consolo ripensando ai buoni manicaretti che mi fa trovare la sera, fra cui questa ... sbobba di pane, che dalle sue parti si chiama "panade" ossia il pancotto, ma non sono sicura che abbia seguito a menadito la ricetta!
In pratica è pane, un pò raffermo, messo a cuocere con verdure varie. Qui, se non sbaglio - non mi ricordo bene gli ingredienti, anche perchè si era creato un blob indistinguibile - egli ha usato cipolle, verza, fors'anco patate. Un pò d'olio, un pò di sale, un pò d'acqua e via, a bollire fino allo spappamento finale di tutti gli ingredienti.
Il risultato gustativo è veramente spettacolare. Ahò, a me è piaciuto e non vedo l'ora che torni dal suo viaggio marocchino per poter - egli - preparare la "supa barbetta", altro piatto delle valli valdesi! Oppure mi ha preparato una simil supa barbetta e mi dovrà preparare la panade? O___o Bè, sempre sbobba de pane viene fuori!
Ciao mio Lawrence d'Arabia. Fai il bravo! :-DD
Come chiosa, la piccola Tabasbirillina che prende il sole nelle terse giornate romane... ciao micia birilla, stasera tante coccoline io e te!
E' troppo birillina. La notte viene a dormire con me. Se sono supina, si fa un bel giretto esplorativo che va dalla punta dei miei piedi fino al collo. Giunta in prossimità del mio viso mi guarda, struscia il suo musino contro il mio naso (vai a sapere perchè), mi guarda ancora, avvia il motorino d'avviamento e "impasta un pò il pane" sul mio collo - ma io la frego perchè mi copro con lenzuola e coperte fino al mento e quindi non mi fa poi tanto male - poi si blocca, si guarda intorno, si gira e va a spatasciarsi sulle mie gambe.. pluf! Fino all'indomani in questa posizione, ahiaaa!
Se dormo su un fianco, stessa solfa: si arrampica timorosa su fino alla spalla, piccola scalatrice indomita, mi guarda, mi dà un buffetto con la zampina e poi va ad accoccolarsi in fondo ai miei piedi: aripluf!
Non ha mai dormito sotto le lenzuola poichè pare non piacerle; a volte fa la piccola esploratrice, guarda quali misteri possano mai esserci sotto le coperte, ma non fa neanche a tempo a infilarcisi che subito ne esce: dovremo lavarci meglio i piedi? :-DDDD
So' 'na disgraziata e pure pigra.
Quando torno a casa tardi la sera e non c'è nessuno (bè, no, cribbio, c'è Tabatughina, pora stellina! :-D), non è che abbia tanta voglia di mettermi ai fornelli e spignattare. E ora che lui è laggiù, nelle lande desolate del Marocco, in compagnia del paleontologo, con una macchina in affitto a cui si è già sgonfiata una ruota, io mi consolo ripensando ai buoni manicaretti che mi fa trovare la sera, fra cui questa ... sbobba di pane, che dalle sue parti si chiama "panade" ossia il pancotto, ma non sono sicura che abbia seguito a menadito la ricetta!
In pratica è pane, un pò raffermo, messo a cuocere con verdure varie. Qui, se non sbaglio - non mi ricordo bene gli ingredienti, anche perchè si era creato un blob indistinguibile - egli ha usato cipolle, verza, fors'anco patate. Un pò d'olio, un pò di sale, un pò d'acqua e via, a bollire fino allo spappamento finale di tutti gli ingredienti.
Il risultato gustativo è veramente spettacolare. Ahò, a me è piaciuto e non vedo l'ora che torni dal suo viaggio marocchino per poter - egli - preparare la "supa barbetta", altro piatto delle valli valdesi! Oppure mi ha preparato una simil supa barbetta e mi dovrà preparare la panade? O___o Bè, sempre sbobba de pane viene fuori!
Ciao mio Lawrence d'Arabia. Fai il bravo! :-DD
Come chiosa, la piccola Tabasbirillina che prende il sole nelle terse giornate romane... ciao micia birilla, stasera tante coccoline io e te!
E' troppo birillina. La notte viene a dormire con me. Se sono supina, si fa un bel giretto esplorativo che va dalla punta dei miei piedi fino al collo. Giunta in prossimità del mio viso mi guarda, struscia il suo musino contro il mio naso (vai a sapere perchè), mi guarda ancora, avvia il motorino d'avviamento e "impasta un pò il pane" sul mio collo - ma io la frego perchè mi copro con lenzuola e coperte fino al mento e quindi non mi fa poi tanto male - poi si blocca, si guarda intorno, si gira e va a spatasciarsi sulle mie gambe.. pluf! Fino all'indomani in questa posizione, ahiaaa!
Se dormo su un fianco, stessa solfa: si arrampica timorosa su fino alla spalla, piccola scalatrice indomita, mi guarda, mi dà un buffetto con la zampina e poi va ad accoccolarsi in fondo ai miei piedi: aripluf!
Non ha mai dormito sotto le lenzuola poichè pare non piacerle; a volte fa la piccola esploratrice, guarda quali misteri possano mai esserci sotto le coperte, ma non fa neanche a tempo a infilarcisi che subito ne esce: dovremo lavarci meglio i piedi? :-DDDD
venerdì 15 febbraio 2008
M'illumino di meno
Anche quest'anno Caterpillar, trasmissione di Radiodue, invita ad aderire all'iniziativa "M'illumino di meno" volta a sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alle problematiche legate al risparmio energetico.
Veramente, tale iniziativa è già partita un mese fa, ma si concluderà stasera con lo spegnimento a casa, nei luoghi di lavoro, per la strada (vedasi illuminazione dei monumenti ad esempio), delle luci e dispositivi elettrici non indispensabili, per un limitato periodo di tempo: dieci minuti.
Sì, dieci minuti forse non incideranno in maniera significativa sul risparmio energetico globale, ma prendere quanto meno coscienza del problema, sapere che bastano pochi accorgimenti per risparmiare energia e aiutare il pianeta può essere utile no?
Quindi vi invito, stasera alle 18, a spegnere tutto ciò che non è strettamente indispensabile con ciò che state facendo: luci accese in diversi punti della casa? Spegnere! Radio o televisione che fanno compagnia solo ai mobili della stanza in cui si trovano mentre voi ve ne state in un'altra? (esperienza personale, ahem!) Spegnere! Lucine standby dei dispositivi elettrici che occhieggiano beffarde? Spegnere! ^___^
Segnalo, inoltre, la bella iniziativa che hanno avuto due bloggers spignattatrici Comida de Mama e Petula proprio per questa giornata:
Comida ha proposto una "serata a lume di candela" e di cenare con prodotti il più possibile locali, di stagione e comprati sottocasa, senza utilizzare l'auto.
Petula, invece, propone di elaborare delle ricette che non contengano proteine animali (Petula invita a controllare - facendo un giro in rete - quanta energia serve a produrre una bistecca o un uovo o una forma di formaggio), che non prevedano l'utilizzo del forno elettrico o a microonde, nelle quali si utilizzino prodotti locali che abbiano viaggiato il meno possibile.
E allora? Che aspettiamo a dare il nostro contributo o, quanto meno, a essere più consapevoli?
Ecco, questa è una parola che dovremmo usare più spesso:
CONSAPEVOLEZZA
Bacilli!
giovedì 14 febbraio 2008
San Valentino...
l'amore piccinooo
mi parte domenica
per il Maroccò!
:-[[[
E vabbè, deve andare alla ricerca di fauna e flora "sopra sahariana"... sigh!
Oggi, giornata dedicata al lavoro e al laboratorio erboristico: ho preparato un oleolito alla salvia (gnam, e non solo) e ho in preparazione quello alla calendula.
Se ho capito bene, faranno da base per gli unguenti e le creme. :-)
Chissà, invece, cosa mi preparerà di buono il naturalista stasera.... ^__________^
Miaooo
lunedì 11 febbraio 2008
Il cous cous dell'amore mio
^____^
E come definire tale piattino che il mio "paciopalla" naturalista mi ha fatto trovare pronto una sera, di ritorno da una "faticosa" :-| giornata lavorativa e di apprendimento delle tecniche erboristiche?
Ecche qua.
Cous cous precotto, zucca, cime di rape e gambi di carciofo!
Il cous cous si prepara velocemente perchè già precotto, le verdurine si fanno stufare con un pò d'olio, sale e acqua e voilà!
E mentre Tabatughina ci guarda sconsolata aspettando la pappa, noi si mangia questo piatto pieno d'ammoore!
Grazie piccino! :-*
giovedì 7 febbraio 2008
"Despierte la novia, despierte....
...con el ramo verde del amor florido; ruede la ronda que ruede, y en cada balcón ponga una corona"
Inizio il post con le parole di alcuni versi tratti dal poema tragico di Federico García Lorca "Bodas de sangre" - opera trasposta cinematograficamente da Carlos Saura in un film dal titolo omonimo e che vedeva, come protagonisti, Antonio Gades e la sua compagnia di ballo; le parole d'apertura sono quelle di una delle canzoni che si sentono nel film; quelle del poema tragico di Lorca recitano:
"Criada: Despierte la novia la mañana de la boda. ¡Que los ríos del mundo lleven tu corona!
Novia: (Sonriente) Vamos.
Criada: (La besa entusiasmada y baila alrededor) Que despierte con el ramo verde del laurel florido. ¡Que despierte por el tronco y la rama de los laureles! (Se oyen unos aldabonazos).
(...)
Muchacha 1: (Entrando) Despierte la novia la mañana de la boda; ruede la ronda y en cada balcón una corona.Voces: ¡Despierte la novia!
Criada: (Moviendo algazara) Que despierte con el ramo verde del amor florido.
¡Que despierte por el tronco y la rama de los laureles!
Muchacha 2: (Entrando) Que despierte con el largo pelo, camisa de nieve, botas de charol y plata y jazmines en la frente.
Criada: ¡Ay pastora, que la luna asoma!
Muchacha 1: ¡Ay galán, deja tu sombrero por el olivar!
Mozo 1: (Entrando con el sombrero en alto) Despierte la novia. que por los campos viene rondando la boda, con bandejas de dalias y panes de gloria.
Voces: ¡Despierte la novia!
Muchacha 2: La novia se ha puesto su blanca corona, y el novio se la prende con lazos de oro.
Criada: Por el toronjil la novia no puede dormir.
Muchacha 3: (Entrando) Por el naranjel el novio le ofrece cuchara y mantel".
Perchè mi è ritornato in mente tutto ciò?
In primis, per introdurre il mini viaggio in Spagna, compiuto da me e il naturalista dopo la seconda metà di gennaio; in secundis perchè al liceo, quando studiavo spagnolo, il film di Saura con Antonio Gades e Cristina Hoyos che ballavano il flamenco mi colpì moltissimo sia perchè Gades era un gran figaccione (ecco una foto tratta da un fotogramma di "Bodas de sangre")
sia per le coreografie e sia per questa canzoncina che non è più uscita dalla mia mente.
Me spiase che non ve la posso far sentire, provo a inserire il link di un video di youtube, in cui si vede Cristina Hoyos - la sposa - che viene "svegliata" al suono di queste dolci parole (http://www.youtube.com/watch?v=-lcwi5V6Va8) e vediamo l'effetto che fa.
Il motivo musicale a me piace: triste, con un fondo di malinconia, ma potente; poi, la Hoyos che balla è veramente brava, ma dovreste vedere tutto il film. Se ci riuscite, in questo link la trama della tragedia lorchiana, fatemi sapere che ne pensate.
¡Que empieze el cuento de las tragicomicas aventuras de Morrigan y su esposo en tierra de España!
Forse è meglio se lo descrivo in lingua italica :-DD
Si parte in un terso mercoledì di gennaio.
Il vento spazza via le nubi e noi decolliamo lasciandoci Roma alle spalle e dirigendoci verso Santiago de Compostela.
Olè! Alle 20.00 atterriamo, prendiamo l'autobus della Ryanair che porta diretto al centro di Santiago e lì, a pochi passi da dove ci ha scaricato c'è il nostro alberghetto. Alberghetto, un ostello, una casa privata adibita a B&B, ma senza breakfast, che si chiama, guarda un pò, Meiga.
Lasciamo gli zaini, una veloce riassettata, prendiamo possesso della cameretta con il letto a castello ^____^ e via alla scoperta di Santiago notturna, ma soprattutto alla ricerca del ristorante vegetariano che il naturalista ha trovato sulla Lonely Planet. Proviamo il primo indirizzo ma il ristorante ha cambiato genere: è un pub. Vabbè, c'è sempre il ristorante vegetariano di scorta... Ah! Allora. In meno di cinque minuti vi arriviamo - è O Triangulo das verduras, che avevo già citato - e lì pasteggiamo saziandoci non poco e caracollando per il centro di Santiago come due birilli per tornare all'ostello. Burp.
Già questa prima passeggiata notturna mi aveva disposto bene nei confronti della cittadina. Ahò, fatevi pure du' risate ma credo nelle vibrazioni positive e negative dei luoghi - così come per le persone -, e Santiago mi stava trasmettendo una forte energia positiva. Boh?
L'indomani, macchina Reflex in spalla, per me, e digitale per il naturalista e via alla scoperta della cittadina. Non c'era il sole, ma si stava bene e non faceva tanto freddo.
Ecco dunque che, dopo una veloce colazione a base di churros e tè O__O
(eh sì, lo so, non abbiamo bevuto cioccolata con i churros perchè temevamo gli effetti secondari di questa buona ma imprevedibile bevanda! ^O^) ci siamo diretti verso la cattedrale.
Alcune immagini scattatate dal naturalista meglio spiegano la maestosità di quest'opera che, leggendo sulla guida, fu riedificata su una precedente cattedrale in stile romanico, il cui portale è ancora conservato e sta proprio all'ingresso interno della cattedrale.
Si entra, si ammira il portale, che ancora presenta, in alcuni punti, tracce di colore e ci si dirige verso l'altare dorato e molto decorato con la statua del santo: San Giacomo, da cui la cittadina prende il nome; il significato di Compostela - leggo sulla guida - pare debba intendersi come Campo della Stella ossia come luogo sepolcrale ben tenuto e che avrebbe a che fare con la luminosità della tomba che attrasse l'eremita Pelayo (IX sec. d.C.) e lo indusse a scavarsi in quel punto la fossa. ?___? Qui il link in spagnolo su Santiago de Compostela
In merito alla statua di Santiago, pare che in passato, ma forse anche adesso quando c'è il pellegrinaggio, i pellegrini più devoti abbracciassero l'effige (c'è un corridoietto, dal cui interno si guarda verso la navata, che sta proprio dietro la statua del santo).
Veloce visita alla cripta in cui è conservato il corpo del santo e visione mistica delle corde che mettono in movimento un enorme incensiere, il botafumeiro, pesante una cinquantina di chili e azionato dalla forza di almeno 16 braccia, quelle dei tiraboteiros - parola gallega derivante dal latino thuribularii - che tirano le corde e fanno oscillare l'incensiere lungo il transetto facendogli tracciare archi che arrivano addirittura a cinquanta metri, se non a toccare le volte della chiesa. Orpo!! ^O^
Terminata la visita all'interno ci siamo dedicati all'esterno, ammirando la piazza de Obradoiro (dal nome delle botteghe degli incisori che ivi stazionavano) su cui si affaccia non solo la cattedrale, ma anche il palazzo della Giunta galiziana, il vecchio ospedale o ricovero dei pellegrini, fatto costruire dai re cattolici Isabella e Ferdinando e che ora è stato trasformato in un albergo a 4 stelle, e il Collegio di San Geronimo con una facciata "piena" di effigi di santi.
Aggirando la Cattedrale ci si imbatte in altre piazze e altre facciate degne di essere ammirate. La facciata a sud dà sulla piazza dei Plateros (gli argentieri)
mentre a est c'è la piazza di Quintana suddivisa in due parti: Quintana de vivos e Quintana de muertos, quest'ultima così chiamata perchè per lungo tempo, in quel luogo, vi fu un cimitero. Proprio sulla Quintana de muertos si affaccia la c.d. Porta Santa che viene aperta solo durante l'Anno Santo compostelano, quando la festività di Santiago (il 25 luglio) cade di domenica.
Ad ovest, invece, troviamo la piazza degli Azabacheros (gli artigiani dell'ambra nera) anch'essa molto suggestiva e ridondante.
Ciò che permette di godersi in pieno il centro di Santiago è che è tutta zona pedonale. Sì, qualche macchina passa, ma per il resto è un tripudio di zampettìo e calpestìo, anche perchè la cittadina è piccola e visto il centro hai visto già parecchio.
Pranzo al Cre-Cotte, che affaccia sulla Quintana de muertos, altro giro per Santiago in cerca di bottegucce sfiziose e scorci da fotografare (avevo in dotazione la Reflex Canon Al1 di papà e dovevo pur imparare a usarla) e alle 17.45 si prende il treno per Vigo. Un'ora e tre quarti di viaggio tranquillo e sonnacchioso ma costellato da un bel paesaggio ove, in alcuni tratti, potevi vedere anche l'oceano.
Per ora termino qui la prima parte del resoconto spagnolo.
La seconda sarà molto più breve, per ovvi motivi già espressi in passato.
Miao
Me spiase che non ve la posso far sentire, provo a inserire il link di un video di youtube, in cui si vede Cristina Hoyos - la sposa - che viene "svegliata" al suono di queste dolci parole (http://www.youtube.com/watch?v=-lcwi5V6Va8) e vediamo l'effetto che fa.
Il motivo musicale a me piace: triste, con un fondo di malinconia, ma potente; poi, la Hoyos che balla è veramente brava, ma dovreste vedere tutto il film. Se ci riuscite, in questo link la trama della tragedia lorchiana, fatemi sapere che ne pensate.
¡Que empieze el cuento de las tragicomicas aventuras de Morrigan y su esposo en tierra de España!
Forse è meglio se lo descrivo in lingua italica :-DD
Si parte in un terso mercoledì di gennaio.
Il vento spazza via le nubi e noi decolliamo lasciandoci Roma alle spalle e dirigendoci verso Santiago de Compostela.
Olè! Alle 20.00 atterriamo, prendiamo l'autobus della Ryanair che porta diretto al centro di Santiago e lì, a pochi passi da dove ci ha scaricato c'è il nostro alberghetto. Alberghetto, un ostello, una casa privata adibita a B&B, ma senza breakfast, che si chiama, guarda un pò, Meiga.
Lasciamo gli zaini, una veloce riassettata, prendiamo possesso della cameretta con il letto a castello ^____^ e via alla scoperta di Santiago notturna, ma soprattutto alla ricerca del ristorante vegetariano che il naturalista ha trovato sulla Lonely Planet. Proviamo il primo indirizzo ma il ristorante ha cambiato genere: è un pub. Vabbè, c'è sempre il ristorante vegetariano di scorta... Ah! Allora. In meno di cinque minuti vi arriviamo - è O Triangulo das verduras, che avevo già citato - e lì pasteggiamo saziandoci non poco e caracollando per il centro di Santiago come due birilli per tornare all'ostello. Burp.
Già questa prima passeggiata notturna mi aveva disposto bene nei confronti della cittadina. Ahò, fatevi pure du' risate ma credo nelle vibrazioni positive e negative dei luoghi - così come per le persone -, e Santiago mi stava trasmettendo una forte energia positiva. Boh?
L'indomani, macchina Reflex in spalla, per me, e digitale per il naturalista e via alla scoperta della cittadina. Non c'era il sole, ma si stava bene e non faceva tanto freddo.
Ecco dunque che, dopo una veloce colazione a base di churros e tè O__O
(eh sì, lo so, non abbiamo bevuto cioccolata con i churros perchè temevamo gli effetti secondari di questa buona ma imprevedibile bevanda! ^O^) ci siamo diretti verso la cattedrale.
Alcune immagini scattatate dal naturalista meglio spiegano la maestosità di quest'opera che, leggendo sulla guida, fu riedificata su una precedente cattedrale in stile romanico, il cui portale è ancora conservato e sta proprio all'ingresso interno della cattedrale.
Si entra, si ammira il portale, che ancora presenta, in alcuni punti, tracce di colore e ci si dirige verso l'altare dorato e molto decorato con la statua del santo: San Giacomo, da cui la cittadina prende il nome; il significato di Compostela - leggo sulla guida - pare debba intendersi come Campo della Stella ossia come luogo sepolcrale ben tenuto e che avrebbe a che fare con la luminosità della tomba che attrasse l'eremita Pelayo (IX sec. d.C.) e lo indusse a scavarsi in quel punto la fossa. ?___? Qui il link in spagnolo su Santiago de Compostela
In merito alla statua di Santiago, pare che in passato, ma forse anche adesso quando c'è il pellegrinaggio, i pellegrini più devoti abbracciassero l'effige (c'è un corridoietto, dal cui interno si guarda verso la navata, che sta proprio dietro la statua del santo).
Veloce visita alla cripta in cui è conservato il corpo del santo e visione mistica delle corde che mettono in movimento un enorme incensiere, il botafumeiro, pesante una cinquantina di chili e azionato dalla forza di almeno 16 braccia, quelle dei tiraboteiros - parola gallega derivante dal latino thuribularii - che tirano le corde e fanno oscillare l'incensiere lungo il transetto facendogli tracciare archi che arrivano addirittura a cinquanta metri, se non a toccare le volte della chiesa. Orpo!! ^O^
Terminata la visita all'interno ci siamo dedicati all'esterno, ammirando la piazza de Obradoiro (dal nome delle botteghe degli incisori che ivi stazionavano) su cui si affaccia non solo la cattedrale, ma anche il palazzo della Giunta galiziana, il vecchio ospedale o ricovero dei pellegrini, fatto costruire dai re cattolici Isabella e Ferdinando e che ora è stato trasformato in un albergo a 4 stelle, e il Collegio di San Geronimo con una facciata "piena" di effigi di santi.
(Qui il palazzo della Giunta e la facciata del Collegio)
Ecco, questa è una caratteristica di parecchi monumenti e chiese di Santiago: la decorazione spinta ai massimi livelli. Avevo già scritto in un precedente post che le chiese e alcuni edifici antichi mi fanno pensare ai castelli di sabbia che si costruiscono facendo scorrere la sabbia bagnata fra le dita. Ecco, guardate un pò di foto e ditemi se non è vero.Aggirando la Cattedrale ci si imbatte in altre piazze e altre facciate degne di essere ammirate. La facciata a sud dà sulla piazza dei Plateros (gli argentieri)
mentre a est c'è la piazza di Quintana suddivisa in due parti: Quintana de vivos e Quintana de muertos, quest'ultima così chiamata perchè per lungo tempo, in quel luogo, vi fu un cimitero. Proprio sulla Quintana de muertos si affaccia la c.d. Porta Santa che viene aperta solo durante l'Anno Santo compostelano, quando la festività di Santiago (il 25 luglio) cade di domenica.
Ad ovest, invece, troviamo la piazza degli Azabacheros (gli artigiani dell'ambra nera) anch'essa molto suggestiva e ridondante.
Ciò che permette di godersi in pieno il centro di Santiago è che è tutta zona pedonale. Sì, qualche macchina passa, ma per il resto è un tripudio di zampettìo e calpestìo, anche perchè la cittadina è piccola e visto il centro hai visto già parecchio.
Pranzo al Cre-Cotte, che affaccia sulla Quintana de muertos, altro giro per Santiago in cerca di bottegucce sfiziose e scorci da fotografare (avevo in dotazione la Reflex Canon Al1 di papà e dovevo pur imparare a usarla) e alle 17.45 si prende il treno per Vigo. Un'ora e tre quarti di viaggio tranquillo e sonnacchioso ma costellato da un bel paesaggio ove, in alcuni tratti, potevi vedere anche l'oceano.
Per ora termino qui la prima parte del resoconto spagnolo.
La seconda sarà molto più breve, per ovvi motivi già espressi in passato.
Miao
mercoledì 6 febbraio 2008
Insalatina con carciofo e uova
Di cucinare, in questo periodo, non è che me la senta.
Ho passato due settimane abbastanza intense e non ho avuto tempo da dedicare nè a questa "vetrina sul mondo" ('o blogghe), nè al cucito (sto diventano una Morsbag addicted), nè all'erboristeria e nè a tante altre cose carine che si possono fare.
Però giorni fa, quando ho preparato questa insalatina, mi son detta: ma perchè no?
Semplice, carina, nutriente e gustosa.
Ingredienti:
Insalata
un carciofo
un pò di capperi sotto sale o sotto aceto
un pò di olive taggiasche
Volendo anche i funghi champignon (qui non ci sono ma ieri l'ho rifatta anche con i funghetti)
Due uova sode
Preparare le uova sode. Nel frattempo, mondare l'insalata e tagliuzzarla. Pulire bene il carciofo in acqua acidulata, tagliarlo a fettine sottili e condirlo, a parte, con olio, limone e sale [stesso procedimento se si utilizzano anche i funghi].
Lasciar marinare un pochino il carciofo [e i funghi] e poi unirlo all'insalata insieme ai capperi e alle olive taggiasche. Regolare il condimento, magari aggiungendo ancora un pò d'olio e limone. Attenti al sale perchè i capperi sono già belli conditi (di sale, e in questo caso occorre sciacquarli bene, o di aceto, e in questo caso è bene togliere un pò l'eccesso di aceto altrimenti l'insalata verrebbe troppo agra).
Fatte bollire le uova, si pelano e si tagliano nella maniera che più aggrada. Io ho il tagliauova che le fa a spicchi e mi son divertita a comporre il piatto così.
Volendo si possono mettere insieme all'insalata, ma ho il timore che venga fuori un "paciugo" in cui il sapore dell'uovo si perde.
Magari: una forchettata di insalata e uno spicchio d'uovo, una forchettata di insalata e uno spicchio d'uovo,una forchettata di insalata e uno spicchio d'uovo,una forchettata di insalata e uno spicchio d'uovo, ad libitum. ^____^
Sbizzarritevi!
Buona giornata.
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