giovedì 6 dicembre 2007

"Korkma, sönmez bu şafaklarda yüzen al sancak...

(immagine tratta dal sito: http://passaggioasudest.ilcannocchiale.it)

... Sönmeden yurdumun üstünde tüten en son ocak"
ossia:
"Non temere! La bandiera rosso cremisi che fieramente ondeggia nella luce del crepuscolo e mai sbiadirà / È l'ultimo focolare acceso che veglia sulla mia Patria"

Ma che d'è?
E' l'inno nazionale della Turchia e maggiori informazioni le troverete qui e qui la musica che accompagna le parole.
Tutto 'sto sproloquio perchèèèè?
Resoconto del viaggio in Turchia - 1a parte.
Si parte in una quasi fredda mattina di novembre. Abbiamo l'aereo alle 6.50 a.m. e dobbiamo stare a Fiumicino almeno per le 5.15. Si parte alle 4.30 anche perchè dobbiamo lasciare la macchina al ParkingGo.
Ok!
Espletate tutte le formalità di rito, all'ora designata viaaaa, si vola verso... Zurigo.
Eh sì. Per poter risparmiare un pò, la formula migliore per il viaggio Roma/Istanbul è stata tramite la Swiss Air, con scalo a Zurigo. Il torpedone aereo comincia a salire mentre sullo schermo dei televisorini al plasma, che forniscono le informazioni sulla sicurezza - al posto delle hostess -, appare sia la piantina del "tu sei qui" [e vedi l'aeroplanino che vola sull'Appennino e ti dice anche quali cittadine stai sorvolando] sia le informazioni riguardanti il viaggio: a quante miglia viaggia l'aeromobile, e a quanti chilometri sei sospeso per aria, e quanti chilometri mancano all'arrivo. Hi che bellezza! :-[
Arrivati a Zurigo, sosta di nemmeno un paio d'ore e poi via: Istanbul. Giunti all'aeroporto "Atatürk", verso le 13.30 ora locale (le 12.30 italiane), altra sosta perchè dovevamo arrivare a Trebisonda, e l'aereo [della Turkish Airlines] partiva alle 17.20. Vabbuò. Ciondola di qua, ciondola di là, l'ora della partenza giunge e via: altre due ore di volo per arrivare, verso le 19.00, nell'amena località sul Mar Nero.
Nota di colore: l'aeroporto di Trebisonda, praticamente, è in riva al mare, è proprio una striscia d'asfalto con da un lato la città e dall'altro il mare (vedi qui). Ciò che l'esperto pilota deve sapere fare bene è la manovra di atterraggio che, mi spiegava il naturalista, deve tenere conto di una simpatica collinetta che se non la scansi finisci come il volo dell'Atlas jet della scorsa settimana o come l'incidente occorso nel 2003, proprio a Trebisonda, a dei soldati spagnoli di ritorno dall'Afghanistan. Ah! Grazie per avermelo detto.
A Trebisonda, anzi Trabzon, ci attendono Nurhayat e suo marito Serkan, i nostri ospiti, coloro che si sono offerti di fornirci un giaciglio per la notte e per i tre giorni che sosteremo da loro a Rize (a una settantina di Km da Trabzon). La loro bimba, Beren, è a casa dei nonni materni, la nostra prima tappa, non prima di lasciare le valigie al pensionato della KTU ossia Karadeniz Teknik Üniversitesi, che sta proprio di fronte all'aeroporto e che ci ospiterà per questa prima notte e per la quarta notte in suolo trebisondiano.
Andiamo dalla mamma di Nurhayat che ci attende per la cena (e non lo sapevamo) e lì, alè: la mamma aveva preparato per un battaglione di soldati. Zuppa di lenticchie, un pasticcio di pesce e riso tipico di Trabzon, pollo con patate, fagioli bianchi lessi, cavolo e cetrioli sott'aceto preparati da lei (boooni), l'helva, lo yogurt. Burp! Come primo giorno in Turchia stiamo messi bene. Dopo l'abbuffata a nanna e l'indomani: monastero di Sumela! E' uno dei tanti complessi religiosi abbandonati, caduti in disgrazia e ora riscoperti e sottoposti a vincolo architettonico e a restauri. Il posto merita perchè il monastero è abbarbicato sulle montagne e fa una certa impressione vederlo dal basso. Eccolo qua:



Lo si può paragonare al monastero di Subiaco, per come se ne sta attaccato alla roccia. Quando vi entri, è tutto un intrico di scale, scalette, stanzine e luoghi di culto ormai in abbandono, ma sottoposti a restauro.
Gli affreschi della chiesa sono notevoli, anche se parecchio rovinati sia dal corso dei secoli che dai graffitari delle epoche passate.
Ecco alcuni link interessanti qui, qui
e alcune nostre foto:

Una celletta che sembra un teschio ^O^


Affreschi e graffiti



L'entrata della chiesina

Durante la nostra gita abbiamo anche cercato di visitare il monastero di Vazelon, ma era tardi e anch'esso abbarbicato su per la montagna, un pò troppo in alto (e difficile da raggiungere). Vabbuò.
Giornata terminata con grigliata finale (polpette e pescetti - io mi sono buttata sulle verdure in agrodolce) sulle sponde del fiume che attraversa Trabzon, in una sorta di orto autarchico, con casetta e forno, di proprietà di alcuni parenti di Nurhayat.
Secondo giorno: Ayder e le sue montagne. Il posto merita perchè sembra di essere in Svizzera.



Ma cosa sento... "Heidi, ti sorridono i monti...." ah no, siamo in Turchia! ^___^
Erano soprattutto i colori autunnali della vegetazione che lasciavano incantati, come questi:



Un attimo di "distrazione" sul ponte ottomano.

Ad Ayder, paesino di montagna conosciuto per la produzione di miele e per i suoi sentieri, abbiamo fatto incetta di miele, e di paesaggi... eh sì, guardare qui (anche se il sito è in turco le foto non hanno bisogno di commento).
La giornata (come quella precedente) era bella, non faceva freddo, c'era il sole e insomma... non c'erano temperature siberiane come io e altre persone avevamo temuto. Per questo motivo, avevo messo in valigia un pò di roba invernale tanto che, quando mi sono accorta che non ne avremmo usata neanche la metà, mi è venuta in mente la scena del film con Totò e Peppino nella quale, scendendo dal treno a Milano, erano vestiti con cappotti e colbacco perchè "A Milano fa freddo", mentre invece si schioppava di caldo. Ecco, stessa situazione :-[
Di ritorno da Ayder, proviamo ad andare verso un altro paesino, di cui ora non ricordo il nome, ma: la strada è interrotta causa frana. Nuuuu. E vabbuò, ritorniamo a Rize e visitiamo un pò la città, soprattutto ciò che rimane del castello e da cui si gode una bella vista del Mar Nero e della cittadina.



Terzo giorno: il naturalista tiene una mini-conferenza all'Università di Rize sugli euprotti e malattie collegate. Quindi, tutta la mattina in università e il pomeriggio: al bazar di Rize, dove abbiamo comprato un pò di souvenir e gironzolato piacevolmente.
Quarto giorno: pioggia! :-[[[ Eh bè, non poteva sempre andare bene. E', però, il giorno in cui ritorniamo a Trabzon - senza pioggia - per sostare nuovamente nell'alloggio universitario in modo da poter raggiungere più agevolmente l'aeroporto all'indomani, per le 4.30 a.m. O____o
Te credo, avevamo l'aereo per Istanbul (seconda tappa del nostro viaggio) che partiva alle 6.00!!!
Da Rize partiamo verso l'ora di pranzo e arriviamo a Trabzon dopo un'oretta; abbiamo tutto il pomeriggio per fare i topini nel formaggio ossia: giro della cittadina e dei suoi bazar. Una veloce cena e poi a nanna che l'indomani sarà una lunga giornata.
Fine 1a parte
Qualche nota di colore. La speculazione edilizia è molto forte in entrambe le cittadine e spiace vedere questi luoghi deturpati da "mini-grattacieli" che sorgono come funghi. Si abbattono le case vecchie a due piani per far posto a questi obbrobri che di piani ne hanno dodici o tredici, se non di più. Bah?
Prima di entrare in casa, in qualsiasi casa, ci si toglie le scarpe e le si lascia fuori la porta, oppure si tolgono sull'uscio, si portano dentro e si mettono subito nella scarpiera. I padroni di casa vi daranno delle confortevoli ciabattine e quindi... attenzione ai buchi nelle calze.
Altra particolarità: i bagni. Anche per i bagni nelle abitazioni private, occorre cambiare la calzatura. In casa dei nostri ospiti i bagni erano due: uno alla turca e uno all'europea. In entrambi c'erano delle ciabattine apposite che dovevi infilare appena entravi e sfilare appena uscivi. A tutt'oggi, in Turchia, nelle città soprattutto, non ci sono solo i classici bagni "alla turca", diffusi soprattutto nei bagni pubblici - bay e bayan sono le parole chiave: signore e signora -: molti alberghi, ristoranti e bar ora hanno anche il sanitario su cui poggiare le terga. Bene, solo che tali WC hanno una particolarità posizionata al loro interno, proprio in direzione del sedere: un "ugello" posizionato verso la zona coccigea da cui, manovrando un'apposita manovella posta sul muro a lato del sanitario, esce un getto di acqua che bagna "proprio lì" #^___^#
(un pò come i WC in Giappone).
Questo perchè in Turchia l'utilizzo della carta igienica non è così diffuso come da noi (anche se nei bagni la si trova, di meno in quelli alla turca). Le tubature sono strette e se ci si getta la carta si intasano (spesso capita di leggere degli avvisi - nei locali pubblici, negli alberghi, in cui si invita a non gettare carta nella toilette) e allora? Ci si lava! Anche nei bagni alla turca, c'è un rubinetto e una caraffa di plastica con cui potersi "nettare". Questo però sottintende che almeno un pò di carta o qualcosa per asciugarti te la devi portare appresso... o no? E comunque, anche se si utilizza la carta, dopo l'uso è meglio non gettarla nel WC o nella turca, ma in un apposito bidoncino. Farà arricciare il naso a qualcuno, questo modo di pulirsi, ma almeno ti pulisci bene! Certo, se poi devi fare acrobazie in quello "alla turca" ... ahem andiamo avanti! :-D
Fare attenzione alle strade. Il pedone non esiste. Il pedone è una pedina che deve essere centrata da ogni macchina che passa. La segnaletica stradale un'optional. :-[
Spiace dirlo, ma i turchi per la guida e per il rispetto del codice della strada meritano la quasi sufficienza.
Per oggi credo possa bastare. Alla prossima con la seconda parte dell'avventura turca: Istanbul!

3 commenti:

nightfairy ha detto...

Grazie per le dritte, il bagno pubblico non mi ispira molto però!i nostri sono così disgustosi..

Deve essere stata una bella vacanza :)

yari ha detto...

E finalmente ti sei decisa! Bello questo primo resoconto, attendo il seguito. La "politica" delle scarpe è la stessa che si usa in Giappone... sarà per questo che la Turchia è una meta molto popolare per le vacanze dei nipponici? ;-)

Morrigan ha detto...

@Nightfairy: è stata proprio una bella vacanza. Figurati che è durata nove giorni ma a me son sembrate due settimane! :-D
I bagni pubblici... eeh, arduo. Quelli proprio pubblici, pubblici ho cercato di non utilizzarli, ma quelli degli esercizi pubblici non erano tenuti poi tanto male! Quante soste "pausa tè" abbiamo fatto!
@Yari: effettivamente ho visto parecchi giapponesi ma soprattutto coreani. Ci sono un sacco di ristoranti coreani a Istanbul.
Va', va' a leggerti la seconda parte, neh? :-DD