Serata tranquilla in pensione e giretto serale per la cittadina che non offre svago alcuno e quindi se ne semo ritornati in camera anche perchè l'indomani ci attendeva: la grande traversata del mar di Marmara.
E già perchè se da Kuşadası a Bursa ci siamo andati via terra, da Bursa a Istanbul avremmo attraversato il mare. A pochi chilometri dall'antica Prusa, infatti, c'è il porto di Yalova da cui abbiamo preso, proprio cinque minuti prima che partisse, un "autobus del mare" (il
Deniz Otobüsleri, i biglietti li avevamo comprati il giorno prima), che in due ore (viaggio tranquillo e sonnacchioso) ha percorso il tragitto marino che separa Bursa da Istanbul e per le undici già eravamo nell'antica Bisanzio.
ecco il panorama dal finestrino dell'autobus del mare
L'interno dell'autobus del mare
Si vede che siamo a Istanbul? La Moschea Blu e AyaSofya si stagliano sullo sfondo
Haydarpasha, la stazione ferroviaria di Istanbul nella sponda asiatica
Aaaah! Che colori, che suoni, che caos! O__O
Prendiamo il metro di superficie da Kabataş fino a Sultanahmet, dove avevamo prenotato l'
hotel Ararat. Quando giungiamo alla méta (sempre con le valigie, lo zaino e il poster del congresso dietro) ci dicono che la nostra stanza è l'unica che è stata colpita da una strana maledizione turcomanna per cui: l'idraulico non sa quando finirà il lavoro, il tecnico di non so cosa non sa quando finirà il lavoro e quindi ci mandano in un altro albergo distante una cinquantina di metri, dove pagheremmo la stessa cifra che avremmo pagato all'Ararat. No, nessun sovraprezzo. Va bene, annamo (a me eran già partite le trombe per questo inconveniente). Giunti all'hotel: ma, ma, ma ... ma che razza di hotel è? Bè, in confronto all'Ararat sembrava un hotel uscito direttamente da un film degli anni '50. E vabbè, se proprio non c'è altro, accontentiamoci, ma non dopo aver messo in croce con le mie trombe il santo_subito_naturalista che cercava di convicermi che era pur sempre un hotel dignitoso e soprattutto posto al centro della città, vicino ai monumenti più importanti e alle stazioni della metro e dei battelli che solcano il Bosforo. E vabbuò! Rimaniamo all'
hotel Park.
Ma la giornata non è ancora finita. Dopo aver disfatto le valigie, esserci presi un attimo di tregua, decidiamo di andare a pranzo e poi via, al Bazaar delle spezie. Quanto me intriga 'sto bazaar, ci passerei ore e ore e ore. Ma non è che potevo monopolizzare tutto il tempo per me per cui, sì abbiamo fatto un bel giretto, comprato qualche spezia ma soprattutto l'hennè da dividere poi con le compagne _capellone_ di sventura quando sarei rientrata a Roma ^___^
Rientrati stanchi ma soddisfatti, ci siamo riassettati e poi via... da
Hüsrev! E che d'è? Eeeehh, storia lunga è? In uno dei suoi primi viaggi in Turchia, quando ancora bazzicava la zona di Rize, il naturalista scoprì un ristorantino specializzato in "fagioli". Sì, proprio fagioli, cucinati in tutte le salse. Avuto questo imprinting fagiolesco non è più riuscito a riprendersi tanto che quando siamo andati a Rize, nel 2007, una puntatina in questo ristorante è stata fatta. Ma l'apoteosi, la goduria maxima per lui è stata quando ha saputo che tale ristorante,
Hüsrevappunto, aveva aperto delle filiali anche a Istanbul, e che una di queste era raggiungibilissima con la metro che passava a Sultanahmet: ah, allora! ^___^
Ordunque, prima di uscire per la spedizione punitiva al bazaar delle spezie il mio delizioso consorte incarica la reception dell'albergo di prenotare due posti in detto ristorante, hai visto mai che fosse pieno, e poi, tutto contento e gioioso, al ritorno dal bazaar, si prepara per la missione "fagiolo".
Prendiamo il tram di superfice (linea M1) e scendiamo alla fermata di ... capperi non ricordo, ma era dopo Fındıkaze, credo ... me pare... non so.
Era abbastanza presto, quasi le otto, e nel ristorante c'eravamo solo noi, un'altra coppia di turchi e un cameriere a nostra disposizione che già attendeva il nostro arrivo. Ma era tutto troppo bello per essere vero: in primis, nessuno in quel locale parlava inglese per cui abbiam dovuto dare fondo alle nostre poche parole di turco e all'ausilio del vocabolario per comprendere qualcosa, poi, maxima iniuria: non avevano la zuppa di fagioli! Ma come? Ce vengo apposta dall'Italia? E no, per quella giornata non era disponibile. Vabbè, già che ci siamo ordiniamo zuppa di lenticchie, bulgur, cetrioli in yogurt e come bevanda l'
ayran! Molto buono, veramente molto buoooono. Prima di andare via, però, ci assicurano che la "fajiulada" ci sarà sabato e allora prenotiamo direttamente un'altra serata al Fagiolaro turco per sabato: sarà la resa dei conti finale! ^__^
OK, terminiamo la serata con una passeggiatina post prandiale per andare a prendere il tram due fermate oltre quella in cui siamo scesi e viaaaa verso l'albergo. Burp.
Il giorno dopo la giornata è tersa e cristallina e noi siamo pronti per effettuare il nostro giro sul Bosforo. I più attenti forse ricorderanno che tale giro l'abbiamo fatto già due anni fa, ma quella volta ci eravamo fermati nell'ameno paesino di Kanlıca e non eravamo arrivati fino alla punta estrema del Bosforo. Adesso, invece, je dovemo da' sotto, fino alla fine dobbiamo arrivare, e così facciamo. Quindi, via dal molo di Besiktas con il traghetto che parte alle dieci e arriva fino al villaggio di Anadolu Kavagi (sulla sponda orientale, ultima fermata del viaggio) all'estremità nord del Bosforo, intorno a mezzogiorno. Il viaggio sul Bosforo vi permetterà di vedere Ortakoy, il Dolmabace, il villaggetto dello yogurt, ossia Kanlica ma soprattutto le casine in legno che si affacciano sul mare e che sono uno spettacolo a vedersi.
All'estremità nord l'unica cosa da vedere sono i resti di un'antica fortezza denominata "dei genovesi" - va a sapere perché, eh? ^__^ - raggiungibile dal porto dopo una passeggiata di mezz'ora in salita, ma salita erta... panf, panf, panf. Mamma mia che
pettata* La veduta però vale proprio la pena, tiè ammirate
Lo sbocco verso il Mar Nero... lo vedete laggiù il Mar Nero? ^___^
Altra visuale dello sbocco del Bosforo nel Mar Nero
Questo era il punto più estremo dove la fortezza (ecco alcune immagini)
fatta edificare dai bizantini e restaurata prima dai genovesi e poi dagli ottomani, non solo assolveva a una funzione difensiva ma era il principale punto di riscossione dei pedaggi per chi transitava da e per il Mar Nero! Wow! E la vista che si gode da lassù è veramente fantastica perchè è a perdita d'occhio: da una parte il Bosforo e dall'altra il Mar Nero.
I tempi però erano ristretti assai. Il traghetto che fa tale escursione, infatti, ha orari molto rigidi: si parte alle dieci dal molo di Beşiktaş, si arriva a mezzogiorno alla punta estrema - Anadolu Kavağı e si riparte che sono le due e trenta quasi le tre (parmi più le tre però). In questo modo per le cinque si è a Istanbul. Vi assicuro che fra scendere al porto, farsi la pettata*, rimirare le quattro pietre quattro che sono rimaste della fortezza, ridiscendere passando attraverso strategici ristorantini messi apposta per far rifocillare i turisti (vedi foto)
(Qui si vede il Bosforo e più in basso, ma molto più in basso, c'è il porto; si intravedono i ristorantini per turisti affamati dopo la salita verso la fortezza! ^__^)
giungere al porto dove ci sono altri ristorantini, rifocillarsi e poi riprendere il traghetto, in due ore e mezzo je la si fa! Giuro!
Il piccolo molo del porto. Dietro tutta una serie di ristorantini per turisti affamati! ^__^
Giunti a Istanbul, altro giro per mercatiniiii! Tornati in albergo ci attendeva una sorpresa. Per chi non lo sapesse, Istanbul è una città per gatti: gatti ovunque e perunque hanno preso pacifico possesso della città. Bene, quando siamo tornati in albergo vediamo dei micini all'entrata fra cui un gattino nero molto giocoso e coccoloso. Io mi sciolgo e comincio a giocarci e così il naturalista. Passato un po' di tempo decidiamo che è tempo di ritirarci e saliamo in camera, ma non facciamo in tempo a chiudere la porta e poggiare a terra tutta la rumenta che avevamo con noi che sentiamo in corridoio un flebile miagolio. Ma non è che se semo sbagliati e viene da fuori? No, no, il miagolio prosegue. Apriamo la porta e chi ti vediamo in corridoio, proprio quasi davanti il nostro uscio? Il gattino nero immediatamente ribattezzato Karadeniz (ossia Mar Nero) che senza farsi pregare entra in stanza e da lì non si muoverà più se non dopo un'intensa ora di coccole e giochi che il micino si fa fare senza un lamento. Sul fronte coccole, poi, era un porcellone dato che andava in estasi felina appena accennavamo ai grattini sotto il mento. Ad un certo punto, ha puntato dritto alla porta, si è messo ad aspettare e quando l'abbiamo aperta, viaaa, verso la libertà. Ma pensa te! ^__^
Serata tranquilla per Istanbul e a nanna presto che l'indomani ci sarebbe stato un altro tour de force. Il naturalista, infatti, aveva predisposto la visita di una parte della cittadina e di alcuni monumenti che nei viaggi passati non avevamo ancora visitato. Va bene e quindi: ad AyaSofia ma non a visitare la ex chiesa bensì le tombe di alcuni sultani, delle loro mogli e dei loro figli e figlie. E' il complesso dell'ex battistero rimesso a posto da poco e visitabile "aggratise". Non ci facciam pregare ed entriamo ed effettivamente la visita vale la pena
Vale la pena soprattutto per la presenza di alcuni mici fra cui un micionzo coccolonzo (nella foto, il micio che fa lo gnorri)
che ad un certo punto, mentre il naturalista è seduto a studiare il da farsi, gli gira intorno e piano piano si abbarbica sul suo braccio per salire sulla sua spalla e rimanere in quella posa per un bel po':
non accenna affatto a scendere neanche se il naturalista si incammina o fa qualche foto! Diventiamo gli zimbelli, ma neanche tanto, degli addetti alla sicurezza che ci guardano ridendo e si divertono alle nostre spalle. Boh? Forse non avevamo mai visto il loro gattino fare simili scherzi? Scrivo "loro gattino" poiché quando io e il naturalista siamo usciti dal giardino del battistero, siamo, anzi, il naturalista è stato costretto ad "abbandonare" il micino che, tuttavia, è stato subito accudito da un addetto alla sicurezza che gli ha portato dell'acqua. Quindi il micio è il vero pascià del giardino delle tombe ottomane! ^__^
Ci siamo poi recati al Gran Bazaar dove però m'è presa l'angoscia da luogo troppo affollato e me ne sono andata via dopo poco tempo (e sì che però il bazaar delle spezie l'avevo affrontato bene). E allora via verso l'Università, un tempo sede di un ministero credo fosse quello della guerra
e verso l'
acquedotto di Valente (iniziato da Costantino e fatto terminare dall'imperatore Valente nel 378 d.C.) che mi ha fatto sentire come se stessi a casa, qui a Roma perché, non scherzo, mi sembrava di stare all'
Alessandrino dove l'
acquedotto omonimo viene attraversato da una grande via (la Palmiro Togliatti). Qui a Istanbul la stessa cosa! ^__^
(Roma, Roma, Romaaaa, core de 'sta città ... ahem, no!)
La giornata, quindi, è continuata con visite a moschee e a zone di Istanbul poco battute dai turisti. Consiglio, nel caso si visiti uno dei bazaar, di andare oltre il bazaar coperto e proseguire e vedere anche i negozietti che sono al di fuori dei bazaar "istituzionali" perché si possono fare dei veri affari!
Rientrati un po' sfranti dal giro veniamo accolti ancora da Karadeniz che, nè lento e nè zoppo, ci segue fin su in camera e rimane anche stavolta con noi a giocare e farsi coccolare! Caro micino, chissà se alla nostra prossima visita bizantina ti ritroveremo! Ci prepariamo, però, ad affrontare la seconda visita da Husrev: è sabato e ci hanno promesso i fagioli. Si riprende la metro, si riscende alla fermata il cui nome adesso non ricordo, e al nostro ingresso "O salve, come state, tutto bene? Prego accomodatevi" (Tutto in turco, ovviamente, ma data l'intonazione e qualche parolina che conoscevamo il senso era quello). E i fagioli c'erano!!!! Sìììì, fajiulada per tutti, bè, no per me no perchè c'è la carne in mezzo, ma mi son difesa con una discreta zuppa di lenticchie e con una generosa insalata, il tutto accompagnato dall'immancabile, per me, bevanda ossia l'ayran!
Anche in questo caso, per digerire il tutto abbiamo fatto una passeggiatina serale, ripreso la metro, rientrati in albergo e ... via a preparare i bagagli perchè l'indomani, 11 ottobre, alle tre e mezzo di mattina ci veniva a prendere il minivan che ci portava in aeroporto: avevamo il volo per Roma alle 6.15 Yaawwwnnn!
E qui finisce l'avventura turca della Morrigan e del consorte naturalista. 15 giorni passati in un attimo ma che hanno lasciato dentro di me la voglia di ritornare in questo paese, di vedere nuovamente Istanbul ma di andare a scoprire anche nuovi posti. Non so perchè la Turchia mi fa questo effetto, non so se soffro di mal di Turchia, ma è un paese che ha lasciato dentro di me una sensazione come di già vissuto, come se conoscessi quei posti, ci fossi già stata. Insomma una sensazione di "eccomi, sono tornata a casa". Poi, per carità, anch'io mi faccio prendere dai cinque minuti, dalle cosiddette trombe, per cui non mi sta bene nulla, è tutto un disastro, ma dura poco perchè so che non dipende dai turchi o dal paese ma da me e da come affronto le situazioni.
Cari lettori, se siete giunti fino alla fine senza boccheggiare e senza essere caduti in catalessi vi ringrazio e spero che questi piccoli appunti, questi ricordi di viaggio possano risultare utili per un "vostro" viaggio nel paese della Sublime Porta.
Salutammo
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PETTATA - Sost.vo Sing. F. - Breve tratto di strada che aumenta la pendenza in maniera notevole, non sempre pedalabile. Simile alla greppiatina, ma la P. si distingue perché si trova generalmente sul percorso principale. Può essere anche asfaltata (sic!) – (dal Dizionario Gumasiano ^__^)