Chi non ricorda questo bel film di Luigi Magni ambientato nella Roma papalina dell'800?
A nun ve l'aricordate? Ve l'aricordo io!Il film basa la sua storia su un evento realmente accaduto: l'ultima condanna a morte avvenuta nello Stato pontificio (novembre 1868) di due "rivoluzionari", Monti e Tognetti, rei di aver fatto saltare in aria una caserma di soldati francesi che l'imperatore Napoleone III aveva inviato a difesa del Papa. Su questo fatto di cronaca vero Magni, supportato da un attore come Nino Manfredi, qui nella parte di un monsignore che si adopererà, invano, per il salvataggio dei due sventurati, costruisce una storia a latere che vede come protagonista il Manfredi e una contessa, il cui figlio aveva fatto parte della squadra che aveva "assaltato" la caserma. La contessa perora la causa del povero figliuolo ricordando al monsignore che il giovine è anche figlio suo, frutto di un fugace incontro di anime una ventina d'anni addietro ^__^. Il Manfredi monsignore riesce a far liberare il ragazzo, ma prende a cuore anche la situazione degli altri due rivoluzionari incarcerati (il Monti e il Tognetti, quest'ultimo interpretato da un giovanissimo Ron, sì il cantante). Nell'arringa di fronte al tribunale ecclesiastico cercherà di intercedere a loro favore, ma senza risultato alcuno. I due verranno giustiziati in piazza dei Cerchi (praticamente in fondo al Circo Massimo, dove c'è la Bocca della Verità) mentre il giovanotto liberato verrà ucciso dal marito della contessa, avendolo scambiato per il "giovine amante" della moglie; tutto 'st'interessamento da parte della contessa 'u curnutaz.. - ahem - il marito non se lo spiegava davvero. E il nostro monsignore? Avendo pronunciato un discorso rivoluzionario davanti al tribunale ecclesiastico verrà arrestato su ordine del "papa nero" (il superiore generale dei gesuiti, così definito perché resta in carica a vita e perché veste di nero) e il film finisce. :-[[
Bello, bello, bello per la maestria con cui Luigi Magni ha saputo ricostruire la Roma papalina e per la scelta degli attori, in primis un Nino Manfredi che, secondo me, è proprio a suo agio nell'interpretare il monsignore. Ma la coppia Magni-Manfredi aveva già avuto occasione di lavorare insieme in un altro film, precedente a "In nome del papa re", ambientato sempre nella Roma papalina del 1825; sto parlando di "Nell'anno del Signore" e anche qui viene utilizzata una vicenda realmente accaduta, e simile a quella di Monti e Tognetti, per descrivere la vita dei popolani romani, soprattutto ebrei, sotto il papato. In breve, due carbonari, Targhini e Montanari (ahò, ma s'erano messi d'accordo? Tutti e quattro i rivoluzionari hanno il cognome che inizia per T e per M) hanno ucciso un loro familiare reo di voler svelare i segreti della Carboneria. Vengono processati e ghigliottinati in piazza del Popolo, e ancora oggi, a sinistra di Porta del Popolo, quella che dà verso la via Flaminia e il Muro Torto, sul fianco della caserma dei carabinieri c'è una lapide in memoria dell'esecuzione dei due carbonari. Parallelamente a questa storia c'è quella di fantasia che vede come protagonista un ciabattino ritenuto analfabeta, ma sotto le cui "suole" si nasconde la voce della libertà: Pasquino, qui interpretato, sempre magistralmente, da Nino Manfredi.
Insomma, i due film sono una vera goduria e fanno parte di una trilogia sulla Roma papalina che si conclude nel 1990 con il film "In nome del popolo sovrano", sempre con la collaudata coppia Magni-Manfredi. Altro che "Il sangue e la rosa" che stanno proponendo in questo periodo e di cui non sono riuscita a vedere neanche dieci fotogrammi in sequenza per quanto è inguardabile.... aridatece Magni e Manfredi!!!! Nei loro film sì che venivi trascinato nella Roma papalina e ti sembrava anche che i personaggi scelti per interpretare il monsignore, il carbonaro, la contessa, la popolana, il frate non fossero attori ma persone dell'epoca che, per mezzo di un miracoloso prodigio, si materializzavano per farti vivere, con loro, quanto accadeva nei bei tempi andati".
Ma tutta 'sta concione per quale motivo?Ma per introdurre questo piatto:
Le monete del papa (a me a Perugia li hanno venduti con questo nome) alias fagioloni tipo "bianchi di Spagna" ma che bianchi non sono e che ho cucinato in umido, in modo molto semplice.
Ho messo a mollo per 24 ore una bella manciata di "monete del papa", indi le ho sciacquate e le ho messe a cuocere per un paio d'ore con un po' d'acqua, un po' di salsa di pomodoro avanzata da una precedente preparazione, un po' di cipolla, un po' di erbette fini (rosmarino, timo), sale, olio e un pò di pepe.
La cottura a fuoco lento per un paio d'ore è necessaria perchè il fagiolone ha bisogno di cuocere per intenerirsi ^___^ e perchè così il sughetto si restringe per bene e ci si può pucciare il pane!
Nessun effetto collaterale l'indomani! ^_______________^