sabato 31 luglio 2010

La frittabue


O mamma! E che vi propino oggi?
Ma semplice: un errore culinario che però si è rivelato essere gustoso.
Siore e Siori ecco a voi la frittabue, ossia la frittata e l'uovo cotto all'occhio di bue.
O com'è che è nato questo piatto? Per un errore della cuoca, ossia io.
Preparo la frittata con tre uova, un po' di parmigiano grattato, un pochino di latte, sale. Sbatto tutto e poi metto in padella con un pochino di olio. Copro con il coperchio e lascio cuocere, quando vedo che si è ben gonfiata e cotta al punto giusto per essere girata io, che non so girarla con un colpo di polso, penso bene di usare il coperchio per aiutarmi quindi: copro la padella con il coperchio, la giro ma... aaaaah!!! porca paletta una parte di frittata scivola fuori dal coperchio (si vede che non avevo assicurato bene la chiusura) ma riesco a salvare ciò che resta in padella. Non vi dico come era ridotto il piano cottura, che prontamente ripulisco.
Tuttavia: ora resto con neanche mezza frittata e nun me va per cui... aggiungo un uovo e lo cuocio all'occhio di bue, insieme a ciò che resta della frittata che però avevo girato, ed ecco il risultato.


Gnammmmmeeeee!
Come contorno un'insalatina, che rinfresca!
E fra un pochino scattano le vacanze anche per meeee: je la posso fa, je la posso fa, je la posso fa!!!

venerdì 23 luglio 2010

Vola, vola, vola, vola, volaaa l'Ape Maia!

I'm a ladyyy, doing lady's things [cit.]
Io e un telaino da melario ancora non completamente riempito di miele dalle apine, ma qualcosa c'è. Brave ragazze!!!


Eh già... un mesetto di silenzio ma riecchime qua... sì vabbuò, che ce frega?
Ma come? Non avete sentito la mancanza della mia frizzante e simpatica verve?
NO?
'stardi!
Comunque, in questo mese, tanto per farvi i fatti miei, sono stata colpita da una tonsillite con placche, degenerata in faringite e laringite (insomma m'è andata via la voce, ma proprio viaaaaaa), ma non paga di ciò ho voluto aggiungervi anche un'otite media che mi sto portando dietro ancora adesso... ma porca paletta, 'sta sensazione di lieve ottundimento dell'orecchio sinistro me la sto portando dietro da un mese. E sì che ci sto dando dentro di fluidificante nasale e prima di ciò mi sono pure bucata le chiappe con 12 (diconsi dodici) punture di antibiotico più sei di cortisone ufff..... e ora vado anche di antistaminico, perché pare che ho dei turbinati ingrossati per via di un'allergia O___o
Mai accorta di avere un'allergia. Bah?
E per non farmi manca' "gnente" ora ho pure un'afta in bocca... e vabbé ma allora ditelo.
Però in questo mese almeno qualcosa di bello l'ho fatto: un mini corso per apicoltori. ^___^
Ogni sabato pomeriggio, per sette sabati, nella "fresca" località di Rocca Priora ho seguito questo mini corso tenuto dall'associazione Cent'Are, dalla DNApi Lab, e dalla Florapis-azienda apistica.
Confortati dal fresco del luogo, we few the happy few, ossia quattro temerari giovani, hanno seguito diligentemente le lezioni teoriche e pratiche che hanno aperto loro un mondo, quello delle apine. Mica semplice fare l'apicoltore: e le malattie delle api, dalla temuta varroa alla peste delle api, al pericolo di sciamatura se la regina comincia a invecchiare non riuscendo così ad esercitare il suo "potere" che è quello di tenere unite le apine operaie, bottinatrici e i fuchi, ossia i maschietti delle api, grandi, grossi e citrulloni che servono alla regina solo per immagazzinare gli spermini che le permetteranno, poi, per almeno quattro, cinque anni di produrre uova fecondate (femmine). Quelle non fecondate diventano fuchi! ^___^
Ma la parte più particolare è stata, ovviamente, avvicinarsi alle apine per vedere come lavorano e quanto producono. Signori, un'arnia, se le apine lavorano bene, produce veramente tanto miele. Il miele, infatti, viene prodotto sia a livello del nido - perché serve alle apine per nutrirsi e nutrire le larve (ma per il nutrimento si utilizza anche il polline e la pappa reale mentre la propoli serve a chiudere l'arnia e a "disinfettarla") - e anche a livello del melario, che è un'altra cassettina posta sopra il nido. Fra il nido e il melario viene posta una sorta di grata chiamata "escludi regina" poiché se la regina andasse anche sui telaini del melario questi verrebbero riempiti con i nidi e non con il solo miele; questa grata, quindi, permette solo alle apine piccine di creare la scorta di miele.

Ecco gli indomiti esperti del RIS che guardano la grata "escludi regina"

Insomma un'esperienza veramente esaltante che non mi farà diventare dall'oggi al domani un'apicoltrice, però mi ha permesso di capire come vivono e vedere da vicino come riescono ad organizzarsi e a stare tutte insieme "vicine vicine"
Le foto scattate durante il corso danno l'idea di come dovevamo vestirci perché, ovviamente, ogni volta che si apre un melario o un nido le api non è che siano contente; in fondo è come se qualcuno ti scoperchiasse casa e cominciasse a scrutare cosa stai facendo: enzomma, non è affatto piacevole. Dicevo, quindi, che le apine si ritrovano con la casina scoperchiata e cominciano a chiedersi "Ma chi so' 'sti rompini?" e quindi ti ronzano intorno, ti studiano e alcune tentano di difendere la proprietà attaccandoti e, purtroppo, morendo poiché - per chi non lo sapesse - le api femmina (perché i maschi, i fuchi non pungono non avendo il pungiglione) ma pensano solo a fare zin zin con la regina) quando pungono spesso lasciano il proprio pungiglione attaccato a ciò che hanno punto e il pungiglione lasciato attaccato significa che si "eviscerano" poiché il pungiglione si porta dietro anche una parte dell'intestino. Ahiaaaa!!! :-((
La cosiddetta "aggressività" delle api spesso dipende dalla regina, poiché è lei che detta il patrimonio genetico della colonia. Quelle che abbiamo visto noi non erano molto aggressive ma spesso, per tenerle buone, davamo loro del "fumo bbbono" ossia le affumicavano (ma pochino però) con del fumo prodotto dalla combustione di legno secco, aghi di pino, cera, lavanda posta in uno spargifumo apposito. Due spruzzate sul nido, non sul melario altrimenti il miele saprà de fumo, e via a controllare i telaini con i nidi.
Ma bando alle ciance ed ecco altre foto di ciò che ho definito "Area 51" perchè, per come eravamo vestiti, sembravamo alieni o, come ci ha definiti un mio amico, componenti dei RIS sulla scena del delitto.
Un ringraziamento ai docenti (Andrea, Luca e Maurizio) e ai discenti (Federica, Gabriele e Alessandro) miei compagni di corso.
E viva l'Ape Maiaaaaaa!!!!!
Bzzzzz, bzzzz a tutti!

Ecco il melario con le apineeee!!! Guarda quante ce ne sono!
Ma l'indomita giovine Federica, a cui vanno i miei ringraziamenti per avermi dato qualche passaggio con la macchina
per il ritorno a Roma, non teme nulla e si appresta a controllare la produzione delle apine


"Il telaino si tiene così: capito?", mi dice Maurizio l'apicoltore con santa pazienza.
E guardate il miele in translucenza :-))


Dovremmo essere intenti a guardare Luca, l'altro apicoltore, che ci mostra come togliere il telaino dal melario,
ma invece facciamo "mieleeeee" al fotografo