venerdì 27 luglio 2007

La duchessa di Langeais



Dunque, allora … come iniziare, vediamo… mumble, mumble…
Anche oggi il fantastico trio (io, MG e Beastie) si è concesso un “tardo” pomeriggio al cinema per vedere questo... questo... questo, ahem, film basato sul racconto omonimo di H. de Balzac.
MG, già in ferie, ci aspettava intrepida all’entrata del cinema [lo stesso in cui eravamo andate a vedere "Il Flauto Magico" - il 'Greenwich' di Testaccio], mentre io e Beastie dal lavoro ci “scapicollavamo” (ma non tanto), per essere sul luogo dell’appuntamento max per le 17.10: alle 17.15 iniziava il film.
Bene, riusciamo ad arrivare alle 17.05, ad entrare e accomodarci nella stessa sala in cui avevamo visto il Flauto, tuttavia… maledizione: le poltroncine dell’ultima fila erano già state occupate. Optiamo per le poltrone centrali, tanto… in tutta la sala saremo stati una decina: io Beastie e MG, fila centrale e davanti a tutti, qualche fila più indietro due ragazzi, due file più indietro ancora una coppia e nelle poltroncine ultima fila quattro o cinque persone.
Questo per dire che stavamo per vedere un film per puristi, per cinefili, per cultori del vero cinema d’autore… ronf, ronf, ronf.
No, non è successo ciò, ma devo essere sincera: ho assistito ad un film per me particolare, dove i protagonisti recitavano come gli attori di un film del cinema muto e a volte avevo la percezione che si sentissero a disagio nei panni che rivestivano, che non ci fosse coivolgimento. Ma andiamo con ordine.
Il film narra l’amore tormentato fra la duchessa Antoinette de Langeais e il generale Armand de Montriveau. Tormentato, perché? Quali ostacoli si frappongono fra i due? Le loro stesse paturnie. ^__^
Ambientazione: periodo della Restaurazione. L’azione prende il via nel 1823, quando Fernando VII di Spagna chiede aiuto alle truppe francesi per ristabilire l’ordine contro gli insorti. Il generale Montriveau va a visitare un convento sperduto nell’isola di Majorca. Qui ritrova il perduto amore, ora monaca carmelitana di clausura… miiiiiii!



Per capire il motivo di questa scelta l’azione si sposta cinque anni addietro.
1818. La duchessa è una donna di mondo e ad un ballo vuol conoscere il generale Montriveau che tante avventure ha passato (perdendo anche una gamba) e che sembra essere un uomo piacente. Fin dal loro primo incontro scatta la scintilla, ma tutto rimarrà incompiuto perché la “disgraziata” gioca al gatto con il topo con il generale. Lo provoca, lo stuzzica, ma al momento della verità ("Vieni qua bella ceciona mia") ella si ritrae lasciando il generale con un palmo di naso.




Però è lusingata dalle sue attenzioni e fa di tutto per averlo ogni sera a casa affinché le racconti le sue avventure.
Ma il generale, omo è. Dopo qualche sera (anzi due mesi, come le didascalie da cinema muto ci dicono – ecco un particolare che a me ha lasciato un po’ perplessa. Per spiegare alcune situazioni si è utilizzato il metodo delle didascalie. Boh? Forse una bella e profonda voce narrante maschile non ci sarebbe stata male, tuttavia… andiamo avanti) il generale nun je la fa più: osa entrare nel boudoir della duchessa,



palesarle il suo amore mentre lei (disgraziata) gli ripete di essere una donna sposata [ma il marito che fine ha fatto che non si vede mai per tutta la durata del film - morto non è, perchè della sua morte ne parlerà Montriveau a colei che è divenuta suor Teresa], e che ci sono le convenzioni, e che non si può e che, ‘ndrighete ‘ndrà, non lo ama veramente! ^O^
Ah, me misero, me tapino! Nun me ami? E mo’ te faccio vede io. Ora la contromossa spetta al generale che, a fronte delle ripetute lettere che la duchessa gli invia, risponde con un ostinato silenzio.
Lei comincia a consumarsi. Ma perché? Ma com’è? Allora non mi ama. :-[
Lo reincontrerà ad un ballo (in cui la danza favorita è una specie di valzer – ahò la musica sembrava essere in tre quarti – che si balla tenendo il braccio destro alzato e appoggiato al braccio destro del compagno, anch’esso alzato… un ballo a prova d’ascella!) e lui le lancia un avvertimento: entro mezzanotte le accadrà qualcosa di sinistro! O__o
E infatti, mentre ella sta per tornarsene a casa in carrozza, viene rapita da un gruppetto di baldi giovani che la legano, la bendano e la portano… a casa del generale. Qui assistiamo alla scena madre ove lei palesa tutto il suo amore per lui, ma lui, ah!, addirittura vuole marchiarla in fronte, con il simbolo della sua casata, per far sì che lei, e tutti coloro che la incontreranno, rammenti il comportamento crudele a cui l’ha sottoposto.



Alla fine non succede nulla e lui la riaccompagna al ballo, ma ormai la duchessa è completamente andata: pazza d’amore fa addirittura stazionare la sua carrozza davanti alla casa del generale cosicché tutti pensino che lei sia andata a trovarlo (e a quanto pare per l’epoca era disdicevole che una donna – del rango della duchessa, e per di più sposata - andasse a trovare un uomo in pieno giorno). Nulla: non riesce a sortire effetto alcuno. Addirittura, ritorna a casa di Montriveau in incognito; lui non c’è e lei scopre che le lettere che gli aveva inviato non sono mai state aperte. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Ritornata a casa scrive l’ennesima lettera nella quale pone una sorta di ultimatum al generale: se entro le otto di quella stessa sera lui non si farà vivo, allora lei saprà quali misure adottare. Sigh! La lettera verrà recapitata, stavolta, da un parente stretto della donna che si preoccuperà di farla leggere al generale. Il tempo passa. Il generale legge la lettera e trascorre la serata con degli amici (per il quali la parola “stupefacente”, nel senso di meraviglioso, era un piacevole neologismo che pronunciavano ogni due per tre) dando un’occhiata all’orologio… tic, tac, tic, tac… il tempo passa [reprise]. La duchessa si fa accompagnare dal visdomino (così lo chiamano nel film, è il parente che aveva portato la lettera a Montriveau) davanti al portone del palazzo del generale. Non le importa che la vedano o meno: ha preso la sua decisione. I minuti passano, lei si strugge. L’orologio batte le otto e il fato si compie! Armand de Montriveau, nel frattempo, ritorna a controllare l’orologio e … porca miseria, ma segna sempre le 19.20!!! La pendola si era fermata! Cribbio! Chiedi che ore sono agli amici, fatti dire che sono le 20.15 e tutto è perduto. Ecco che ci ritroviamo cinque anni dopo sull’isola, con la duchessa divenuta monaca, a causa di un pendolo fermo, e con il generale intenzionato a rapirla ^O^
Aiutato da valenti amici, i novelli Seals ante litteram elaborano un piano per cui: si introdurranno nottetempo nel convento, rapiranno la duchessa e se la porteranno via!
Alè! Uno di loro lo fanno addirittura vestire da monaca per confondere le acque, casomai qualcosa fosse andato storto.



E così fanno: si introducono nottetempo nel convento ma odono le voci “angeliche” delle monache, che non dovevano stare in chiesa a cantare ma in cella a dormire. Cosa è successo?
Montriveau vede una porta dalla quale un refolo di luce appare, la apre e … aaaahhhh!
Adagiato su una tavola di legno c’è il corpo senza vita di Suor Teresa alias la duchessa di Langeais. Ma santa pupazza! Il generale è annichilito. Trova la forza di “rapire” il corpo, portarlo sulla nave, e dargli un ultimo saluto perché, come gli spiega il cinico amico, oramai ciò che stava sottocoperta non era più il suo perduto amore, ma un semplice involucro che poteva benissimo andare a far compagnia ai pesci. E con questa decisione il film finisce! O___o
Che dire? Gli interpreti sono: Guillame Depardieu



nel ruolo di Armand de Montriveau. E’ il figlio di Gérard e devo dire che fisicamente assomiglia tutto al padre (da giovane). Sfortunatamente, ha una sola espressione e quella tiene per tutta la durata del film. Particolarità: Guillame ebbe un incidente di moto, anni fa, a causa del quale (ma a quanto pare anche per la scarsa igiene dell'ospedale in cui fu ricoverato) perdette mezza gamba destra. Questa peculiarità è stata abilmente sfruttata nel film soprattutto quando il povero Guillame doveva percorrere ambienti in cui il parquet la fa da padrone (e senti il bum, bum, bum della gamba di legno) o salire e scendere tortuose scale. La duchessa è interpretata da Jeanne Balibar che, francamente, in alcuni casi mi sembrava più un’attrice da film muto per alcune espressioni o posizioni nelle quali si metteva: ci mancava poco che si attaccasse a una tenda e voilà… ecco a voi Francesca Bertini, e poi non è neanche ‘sta gran bellezza! Gli altri attori non li conosco, a parte Remo Girone che ha fatto una piccola parte come confessore delle carmelitane, e Michel Piccoli che era il visdomino (ma io non l’avevo mica riconosciuto). La regia è di Jacques Rivette che io, nella mia ignoranza,
non avevo mai sentito ma, dalle recensioni, pare essere un gran cineasta.
Le due ore di film sono andate via un po’ lentamente, ma fortuna che la sala era abbastanza animata: c’era una signora che non aveva spento il cellulare e per ben due volte lo ha fatto squillare e si è anche messa a parlare con il suo interlocutore telefonico (a bassa voce però, eh). Di buono c’era che la suoneria era un pezzo di musica classica che ora non ricordo (MG, Beastie, aiutatemi) e poteva compensare la mancanza di stile di non aver spento il cellulare. Poi c’era il chiacchiericcio dell’ultima fila, che di tanto in tanto si sentiva, e a volte, ma non spessisimo, anche il nostro perché cercavamo di capire alcuni atteggiamenti dei protagonisti che ci sembravano strani. In tutto questo bailamme, verso la fine del film, è risuonato un bel “AVETE ROTTO I COGLIONI” pronunciato dal signore che sedeva due file dietro di noi e che non siamo riuscite a capire se era diretto a tutta la sala o a qualcuno in particolare… porca miseria!!! :-O
Ci siamo anche sciroppate i titoli di coda grazie ai quali abbiamo scoperto che gli esterni (ovverossia il convento e l’isoletta) sono stati girati alle isole Tremiti (il film è una coproduzione italo-francese).
All’uscita troviamo ad aspettarci Lord Ricuzzo con il quale andiamo a mangiare il gelato calabrese che tanto ci aveva nutrito e che ci era piaciuto un sacco la volta in cui eravamo andate a vedere "il Flauto Magico" e poi…. via, tutti a casa per un sano riposo e a ripensare a quanto visto. A tutte e tre, però, è venuta la curiosità di comprare il libro. E porca paletta, ma le situazioni descritte nel film erano state rese da Balzac in quel modo? Fors’anco peggio! ^O^
A chi interessano altre recensioni del film, rimando a questo sito e anche a questo
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Immagini tratte da http://www.zapster.it/galleria_immagini/3713-3-2-on-12-1/Guillaume-Depardieu/ppl

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